sabato 26 novembre 2011

TERREMOTO
 5 FEBBRAIO 1783
descritto
DA MICHELE TORCIA

Nella Calabria gli eccidi sono stati più considerabili, e mortali. Infelicemente la sua penisola stava immediatamente sopra il fornello della mina Volcanica, e più a destra degli Appennini, che a sinistra. Una delle pruove n'è, che l'esterminio delle Città è stato maggiore in questa parte, che in quella: che nell'una gli edifizi sono caduti alla prima scossa, e nella regione meridionale; alla seconda, o alla terza: e questa è la ragione, per cui la mortalità è stata quasi tutta da un fianco, e niente dall'altro degli Appennini. Ecco intanto alcune delle principali Città, e Terre soggiaciute alla furia del flagello: il Pizzo, Briatico, Bivona, Monteleone, situati tutti nel fertile territorio degli antichi Ipponiati; Filogaso, celebre pei suoi fichi, Tropea con tutti i suoi Casali; fra i quali Parghilia crescente per la sua navigazione, Mileto con tutti i suoi contorni, Rosarno, e Galatro, crescenti per la loro Agricoltura, Nicotera, e Gioja, per la pesca, Palmi, e Seminara, floride più di tutte per l'industrie di mare, agualmente che per quelle di terra; verso i monti Sangiorgio, Polistina, Sinopoli, Cinquefrondi, Terranova, Casalnovo, Santa Cristina, S. Eufemia, S. Procopio, Castellace, e tanti altri piccoli villaggi intorno a Oppido. La mortalità in tutti i luoghi accennati è stata grande; quivi anche par che il flagello abbia fissato il teatro della Carnificina. Le persone comode, i benestanti, il Clero, ed i Signori, che non si erano ancora alzati da tavola, gli artigiani, e la servitù colle loro donne, e figliuoli, che erano ritornati alle loro incombenze, sono tutti rimasti vittima della totale rivoluzione del loro suolo.
In generale per tutto dove le famiglie erano addette alle manifatture, son quasi tutte rimaste sepolte co'loro ingegni sotto le ruine: per tutto poi dove trovavansi addette all'agricoltura, o alla pastorale, sono state preservate dall'esterminio. Le umili, e rustiche loro Capanne, i pagliai, e le baracche rurali, sono state l'unico rifugio a'miseri avanzi della strage Cittadina; Questo è quello, che è accaduto alla fertile, ed opulenta Piana coperta di Città, e villaggi popolatissimi, ed industriosi, ed innaffiata da'fiumi, e ruscelli, i quali, come molti paesi, che ne sono bagnati, portano tuttavia il Greco nome, per esempio Metauro, Metramo, Jeropotamo, Calopotamo, Gallico.
Oppido sopra una cresta dell'Aspromonte si è rotto da ogni lato: Terranova sopra un'altra si è slamata nel fiume Marro: S. Anna, e Casoleto da un lato, Soriano, e Laureana dall'altro, han veduto il lor suolo avvallarsi, come anche i terreni di Filarete, e dell'Annunziata bel tenimento di Seminara. I spettatori, che trovavansi sopra i luoghi eminenti, vedevano i picchi, ed i piani de'monti, non altrimenti che le valli, e le pianure delle loro pendici muoversi come lo scioglimento de'ghiacci ne'paesi freddi. I luoghi abitati, dopo qualche tremolio, innalzavano per la caduta de'loro edifizi, colonne di polvere, più o meno dense, a proporzione della loro grandezza. Vi sono in fatti Paesi, dove non è rimasa pietra sopra pietra, e degli abitanti non si son salvati se non quelli, che trovavansi fuori le mura dello loro abitazioni: e talvolta nè pure questo effugio ha bastato. Infelicemente la prima scossa rovesciò gli edifizi sopra gli abitatori o appena, o non ancora alzati di tavola.
Il cominciamento del tremuoto ha scoppiato senza verun precedente segno il Mercoledì 5. di Febbraio. La prima scossa, la più terribile di tutte, e che durò tre minuti, avvenne tre quarti di ora dopo il mezzo giorno; la seconda, quasi egualmente forte a'7. ore di notte; la terza, che finì di abbattere le Città, ed i Villaggi, il Venerdì seguente a 20. Se ne sono contate fino al giorno 3. del corrente Marzo in sì gran numero tra forti, e leggiere che cogli avvisi posteriori parlasi di un tremuoto continuo; ed in fatti una palla messa sopra un piano livellato non trovava fino al detto dì riposo: e l'esperienza era stata ripetuta più volte in vari luoghi. Il loro movimento è stato di ogni genere, di sussulto, ondulatorio, di trepidazione. Non è stato moto della terra, ma un rovescio totale della sua superficie. Tutti gli elementi, e tutte le creature se ne sono risentite. Una dirotta pioggia con venti, e nebbia indicava la piena agitazione del quarto elemento. I pastori, e i fuggiaschi della Campagna sentivano gli aliti tramandati di bitume e di solfo.
Tante aperture, ed oscillazioni della terra ne aveano ripiena l'atmosfera.
In generale per tutto dove le famiglie erano addette alle manifatture, son quasi tutte rimase sepolte co'loro ingegni sotto le ruine: per tutto poi dove trovavansi addette all'agricoltura, o alla pastorale, sono state preservate dall'esterminio. Le umili, e rustiche loro Capanne, i pagliai, e le baracche rurali, sono state l'unico rifugio a'miseri avanzi della strage. Questo è quello, che è accaduto alla fertile, ed opulenta Piana coperta di Città, e villaggi popolatissimi, ed industriosi, ed innaffiata da'fiumi, e ruscelli, i quali, come molti paesi, che ne sono bagnati, portano tuttavia il Greco nome, per esempio Metauro, Metramo, Jeropotamo, Calopotamo, Gallico.
Oppido sopra una cresta dell'Aspromonte si è rotto da ogni lato: Terranova sopra un'altra si è slamata nel fiume Marro.
I luoghi abitati, dopo qualche tremolio, innalzavano per la caduta de'loro edifizj colonne di polvere, più o meno dense, a proporzione della loro grandezza. Vi sono in fatti Paesi, dove non è rimastapietra sopra pietra, e degli abitanti non si son salvati se non quelli, che trovavansi fuori le mura dello loro abitazioni: e talvolta nè pure questo effugio ha bastato.
Lo stesso caso è accaduto agli opulenti Baroni Paparatti di Rosarno, ed a'ricchi Bagalà di Palmi: di questi ultimi sopravvivono soltanto un Prete di Napoli, e un negoziante a Livorno. A Palmi stesso gli Aquini, ed i Cannelodri sono rimasti, fuorchè gli assenti, estinti: tutti poi i Sartiani, e i Grillo a Oppido; i Verga, i Foluri, i Piromalli a Casalnovo.

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