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domenica 25 maggio 2025

IN RICORDO DI UN AMICO

 

IN RICORDO DI UN AMICO

Cari amici, siamo nati e cresciuti in un piccolo paese, Messignadi, più o meno ci conosciamo tutti, rispettiamo la nostra comunità con orgoglio. Tante le cose da raccontare e da ricordare del nostro passato e della nostra vita, tante persone che abbiamo conosciuto che si sono distinti in vari rami sociali e morali. Un nostro caro compaesano mancato da alcuni anni, ancora giovane, voluto bene e amato da tutti, un'intelligenza al di sopra della norma e molto poliedrico. Lo conoscevo da piccola la mia famiglia frequentava ogni tanto la sua, la signora Filomena “a greca” era la sua mamma, una donna piccola di statura ma grande di cuore e molto pacata. Paolo Talia detto Paolino, laureato in ingegneria, ha dedicato la sua vita alla didattica scolastica divenendo poi preside. Si è sposato e ha vissuto la sua vita in provincia, a Delianuova, un paese non molto lontano dove è anche divenuto vicepresidente del consiglio comunale. Ha avuto due figlie che adorava, ma la sua professione e la sua famiglia non gli impediva di fare spesso visita al suo paese d'origine, alla sua anziana mamma e ai suoi parenti. L'anno prima che Paolino se ne andasse, un giorno mi trovavo in Francia, a Lourdes in pellegrinaggio, assieme ad una mia amica la dottoressa Angela Barillaro abbiamo fatto il viaggio in aereo mentre il gruppo è andato con il treno. Nella grande piazza davanti alla Grotta della Madonna, si recitava il Santo Rosario, assorti nella preghiera, accompagnati dal sottofondo del lieve fruscio delle acque del fiume. Vicino a noi seduto su una panchina noto un signore magro, scavato in volto, irriconoscibile, che però mi ricordava vagamente qualcuno e chiedo conferma alla mia amica. Dopo le preghiere ci avviciniamo con discrezione, volevamo vederlo da vicino e porgli qualche domanda. Paolo ci ha anticipato salutandoci e felice di vederci ci siamo dati appuntamento per il giorno dopo. Abbiamo chiacchierato a lungo, ci ha raccontato della sua vita e con molta delicatezza dei suoi problemi che lo affliggevano. Caro Paolo la tua timidezza nascondeva i tuoi veri e grossi problemi di salute, ma non volevi rattristarci. Ci siamo salutati, l'ultimo saluto, dandoci appuntamento a Lourdes per l'anno prossimo ma lui è volato in cielo. I Messignadesi lo ricordano sempre come un eterno ragazzo, stimato da tutti per la sua personalità accompagnata dalla dolcezza del suo sorriso. Anche Messignadi nel tempo lo ricorda con molto affetto.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI


martedì 15 aprile 2025

MESSIGNADI TRA PASSIONI E MUSICA


MESSIGNADI TRA PASSIONI E MUSICA 

Il tempo che passa inesorabilmente, ci riporta al passato e ci induce riflessioni. La nostra comunità messignadese dall'istinto ingegnoso e talentuoso, altruistico e personale, si è evidenziata mettendo in opera con passione sogni e idee per il benessere del paese. I nostri nonni, le sere invernali, seduti intorno al focolare ci narravano, con molto tatto, storie della loro vita e dei sacrifici che hanno dovuto affrontare a causa della Seconda Guerra Mondiale, ma mai si sono persi d'animo e di coraggio, l'arte di arrangiarsi li aiutava e li spronava nell'affrontare quotidianamente la vita. Noi bambini ascoltavamo in silenzio e curiosi, ponevamo domande e ricevevamo risposte non sempre esaustive da parte loro. Oggi viviamo nell'epoca dell'intelligenza artificiale, la nostra piccola comunità conserva ancora la stessa intraprendenza creativa e fantasiosa in tutte le sue sfaccettature. Nelle mie riflessioni ogni tanto metto su penna in risalto un nostro compaesano. Il personaggio che cito, di grande spessore umano meritevole per le sue doti innate, dedica la sua professione agli ammalati in ospedale con impegno e dedizione, il suo tempo libero alla sua passione: la musica. Franco, musicista autodidatta scrive, compone e suona i suoi brani in chiave popolare ed etnica calabrese ma anche elaborati. Il maestro suona vari strumenti musicali tra i quali: la chitarra e il pianoforte. Ha fondato con Vincenzo, suo figlio, ed altri bravi musicisti messignadesi il gruppo etnico dei "Novataranta" divenuto molto noto nella nostra Calabria. I concerti serali estivi riscuotevano grande successo, il folklore delle loro ballate veniva seguito con interesse da folle immense e dai loro fans. MESSIGNADI nel tempo è grato al maestro Franco e ai musicisti del gruppo dei Novataranta, il loro folklore calabrese tramite i nostri mezzi di comunicazione ha raggiunto e coinvolto anche i nostri compaesani emigrati all'estero portando lustro al nostro paesino. La passione del maestro con impegno da grande artista va avanti, un esempio da imitare. Non ho citato a caso il talento e la creatività della nostra comunità poiché ha dimostrato e dimostra che i sogni e le idee se si persevera si raggiungono grandi obiettivi e traguardi.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

 

domenica 16 febbraio 2025

CONSIDERAZIONI SULL'INDICE DEL CATASTO ONCIARIO DI MESSIGNADI DELL'ANNO 1746

CONSIDERAZIONI SULL'INDICE DEL CATASTO ONCIARIO DI MESSIGNADI DELL'ANNO 1746

Innanzitutto un doveroso ringraziamento va a Pasquale Frisina per aver realizzato queste tabelle dell'Indice del Catasto di Oppido Mamertina risalenti all'anno 1746 che ci mostrano i contribuenti e i nuclei familiari residenti nell'Universitas (o Comune) di Messignadi. Un grazie anche al vicesindaco Fiorentino Riganò per aver avuto l'idea e alla nostra Tina Scarcella per averci gentilmente fornito il materiale. All'epoca, con la Prammatica del 1741 di re Carlo III di Borbone, era entrato in vigore nel Regno di Napoli il Catasto Onciario ideato da Bernardo Tanucci. Esso consisteva in un sistema innovativo centralizzato di tassazione dei vari beni posseduti e dei redditi da lavoro manuale che si proponeva di sostituire le gabelle e le tassazioni locali ma che alla fine si rivelò fallimentare poiché non riuscì ad evitare privilegi e sperequazioni soprattutto a favore dei ceti privilegiati. L'unità monetaria teorica di riferimento era l'oncia (quotata a 6 ducati, detta anche oncia di carlini 3) anche se nella pratica le monete in uso erano i ducati e in questo caso come sottomultipli vi erano impiegati i tarì e la grana. Le tabelle sono suddivise in 4 volumi, i prime tre volumi elencano i cittadini residenti e i non residenti che svolgevano il mestiere o che possedevano beni nel territorio di Messignadi (bonatenenti), il quarto volume invece è dedicato ai cittadini ecclesiastici residenti, agli ecclesiastici bonatenenti e alle strutture religiose presenti in loco. Le tabelle dei primi tre volumi sono formate da 9 colonne: per quanto riguarda la consultazione nella prima colonna viene indicato il numero del foglio di riferimento, nella seconda il nome e cognome della persona (es. uomo capofamiglia, donna vedova, donna nubile, ragazza vergine), nella terza il nome del paese cioè Messignadi, nella quarta l'ammontare in once del reddito da industria (da lavoro), nella quinta il valore in once dei vari beni posseduti (terreni, abitazioni, bestiame, oggetti di valore), nella sesta la somma complessiva in once del reddito da lavoro con i vari beni posseduti, nella settima il numero di persone per fuoco (nucleo familiare), nell'ottava il mestiere o stato civile o titolo del contribuente, nella nona infine l'età della persona. Nelle colonne finali di ciascuno dei primi tre volumi vengono poi riportati tutti i bilanci totali in once contenuti nei vari fogli. Le due tabelle del quarto volume, la prima è suddivisa in sette colonne: nella prima viene indicato il numero del foglio, nella seconda il nome dell'ecclesiastico o del beneficio o del luogo pio, nella terza il nome del paese cioè Messignadi, nella quarta il titolo o il benificiario, nella quinta il valore in once dei beni complessivi, nella sesta eventuali note, nella settima l'età del religioso. La seconda tabella del quarto volume è formata da cinque colonne: nella prima c'è il numero del foglio, nella seconda il nome del luogo pio, nella terza il nome della località, nella quarta il nome del religioso titolare, nella quinta la somma dei valori e redditi in once. Esaminando questi volumi si evince che a Messignadi erano stati registrati in tutto 174 contribuenti civili, 70 nel primo volume, 64 nel secondo e 30 nel terzo; 5 invece risultano essere i contribuenti ecclesiastici e 5 i luoghi pii con relativi beni di pertinenza e rispettivi religiosi titolari. Conteggiando il numero dei membri indicati come componenti per ciascun fuoco (famiglia) figurano 728 individui che uniti ai 5 ecclesiastici diventano 733. Tale doveva essere all'incirca il numero degli abitanti a Messignadi nel 1746, a cui si univano gli altri frati che dimoravano nel Convento Domenicano di Santa Maria della Palomba (in genere non più di 9 o 10 confratelli) e tutti coloro che eventualmente pur essendo presenti nel villaggio non erano stati censiti in questa classificazione, che comunque dovevano essere un esiguo numero. I luoghi pii nominati nel volume quarto sono il Convento Domenicano di Santa Maria della Palomba che viene attribuito a frate Raimondo Lucisani, la Cappella del Venerabile attribuita al reverendo dominus Matteo Iannello, la Cappella del Crocifisso e Suffragi titolare il reverendo dominus Giuseppe Laganà (autoctono messignadese), la Chiesa di San Sebastiano e del Carmine il cui titolare reverendo dominus Gioanne Leonardo Palumbo viene qualificato come parroco di Messignadi e infine la Cappella di San Francesco di Paola dove vi ritroviamo come titolare il già citato reverendo dominus Matteo Iannello. Dall'elenco degli ecclesiastici risultano altri due sacerdoti: il reverendo dominus Antonio Germanò che, dai Quaderni Mamertini scritti dal prof. Rocco Liberti, apprendiamo essere proprio nel 1746 vicario foraneo e il reverendo dominus Matteo Spatafora che, sempre dai Quaderni Mamertini, apprendiamo essere nel 1772 coadiuvatore del successivo parroco Nicola Francesco Maggione e nel 1781 diventerà egli stesso il nuovo parroco di Messignadi, lo Spatafora troverà poi la morte nel 1783 a causa del terremoto. Stranamente nella tabella non troviamo alcun riferimento alla Chiesa Parrocchiale Collegiata intitolata a San Nicola (Niccolò) da Mira, che da noti documenti sappiamo esistente e operante in Messignadi già nel 1544, mentre nello stesso elenco risulta presente la Chiesa semplice di San Sebastiano con la Cappella votiva alla Madonna del Carmine, di solito affidata ad un procuratore del parroco, ma in questo caso risulta titolare direttamente il parroco Gioanne Leonardo Palumbo. La Chiesa di San Sebastiano era ubicata a Messignadi nella località detta "Sartiano", è stata distrutta dal terribile sisma del 1783 e in seguito non venne più ricostruita. Il contribuente che risulta concentrare più beni, proprietà e valori naturalmente non poteva che risultare il Convento Domenicano di Santa Maria della Palomba (che sarà anch'esso distrutto dal terremoto del 1783), seguito poi dal massaro Francesco Natale, subito dopo i massari Antonino Di Gori e Giacomo Punteri, il cacciatore del Principe di Cariati Tommaso Arcuri e il bracciale Giuseppe Caia. Secondo i dati il più povero tra gli uomini era l'inabile Nicola Augimeri (tenendo presente che di alcuni dei cittadini elencati non troviamo indicato nessun reddito e nessun bene). Il mestiere manuale più diffuso era senza dubbio quello del bracciale (bracciante agricolo), poi ci sono massari, custodi di armenti (buoi e cavalli), custodi di vacche, custodi di neri (maiali?), bovari, legnaioli, un falegname, un ferraro, un bottegaio, un mulattiere, un pecoraro, un molinaro, un fabbricante, un sarto, un macellaro e un "cacc. de princ di Cariati". Fra i vari soggetti elencati erano solo due gli uomini che esercitavano professioni intellettuali (che in quel sistema fiscale venivano esentate dalle tasse): lo storico notaio messignadese Giulio Lemmo, i cui rogiti vanno dall'anno 1731 al 1783 e il suo coadiuvatore Francesco Giofrè giudice a contratti. Sempre tra gli iscritti maschi uno risulta cieco, quattro inabili, un inabile limosinante, due assenti e un assente in Molocchio. Tra le quindici donne iscritte al registro (delle quali non risultano redditi da lavoro manuale ma soltanto le once di beni), tredici sono registrate con lo status di vedova, una nubile e un'altra vergine in capillis. Dai dati disponibili (molti ci mancano) risultava avere più beni Girolama Lumbaca vergine in capillis, mentre il patrimonio più esiguo spettava alla nubile Elisabetta Longo di Tommaso. Dando uno sguardo all'età di questi nostri compaesani, tra i maschi i più giovani risultavano essere i tre bracciali Antonio Di Gori, Natale Di Luna e Vincenzo Brizzì di 14 anni e il più anziano l'inabile Domenico Punteri di Carlo di 77 anni, tra le femmine la più giovane era la già menzionata vergine illibata Girolama Lumbaca di 15 anni e la più anziana la vedova Francesca Sisinni di 64 anni. Esaminando i cognomi di questi messignadesi che compaiono in tale Indice Catastale del 1746 possiamo notare che molti di essi ci sono ancora oggi tra gli attuali abitanti del paese o tra i nostri emigrati in Italia e nel mondo: Scarcella, Punteri, Riganò, Condello, Scullino, Longo, Malarbì, Natale, Caia, Corrone, Comperatore, Grillo, Muratore, Brizzi, Massaro, Lando, Laganà, De Gori, Audino. Figurano inoltre tantissimi cognomi storici di casati messignadesi ormai estinti tra cui Guagliardo o Gagliardo (poi mutato in Gagliardi), ovvero il cognome dei due fratelli messignadesi Giovanni e Stefano Gagliardo o Galliardo che vengono citati come testimoni nel primo atto in assoluto dove compare il nome Mesinido (cioè Messignadi) nel 1188, durante il periodo della dominazione normanna ad Oppido Mamertina. Attingendo alle preziose informazioni contenute nel libro "Messignadi Edito ed Inedito" del 1987 scritto da padre Giuseppe Lando (importante punto di riferimento per tante nostre ricerche), nel 1822 troviamo un Domenico Gagliardi nel ruolo di parroco arciprete-curato di Messignadi, sempre secondo padre Lando tale famiglia si estinse negli anni 30 del 1900, l'ultima rappresentante in paese fu Peppina Gagliardi apprezzata tessitrice. Altro cognome storico non più presente tra i paesani è Romeo, come il noto fondo agricolo Romeo che delimita il paese da est ma soprattutto come il sindaco Francesco Romeo che nel 1655 assieme agli altri eletti e all'intero popolo riuscì a reperire i fondi necessari per evitare la sopressione del Convento di Santa Maria della Palomba voluta dalla riforma predisposta da Papa Innocenzo X. Alla stessa famiglia appartenne anche Domenico Romeo sindaco della nostra Universitas nel 1674 e molto probabilmente pure Bartolomeo Romeo nel 1783 vicario generale del vescovo Nicola Spedaliere, ultimo presule di Oppido "Vecchia", durante il periodo della forzata assenza di quest'ultimo dalla sede per gravi motivi di salute. Altri cognomi che si trovano nell'elenco e citati nelle fonti storiche ma ormai scomparsi sono Redi, Carbone, Spusato, Afflitto che nel 1655, secondo le fonti a nostra disposizione, identificavano alcuni delegati eletti nell'Universitas di Messignadi. Per quanto riguarda il casato Afflitto, secondo un documento del 1652 Marco Afflitto era il nome del paesano su cui, dinanzi all'amministrazione comunale, gravava l'onere di versare 84 ducati per scongiurare la chiusura del Convento. Tra i cognomi spariti non possiamo non citare La Torre, Aracri e Martello che (da quanto riportato dal Liberti) identificano alcuni dei protagonisti e testimoni di una violenta lite avvenuta nel 1768 tra il reverendo dominus Vincenzo Malarbì e il padre Giacomo Anania dei Minimi, finita poi in tribunale. Fra vari i cognomi presenti in questo documento diversi mostrano una chiara origine greca, altri una sicura origine latina, alcuni farebbero trasparire una probabile derivazione ebraica e altri ancora una radice normanna. Completamente assenti famiglie che invece oggi sono molto numerose e attive come i Surace, Pardo, Martino, Madafferi, Brancati, Marcianò, Managò, Misale eccetera, per questo motivo possiamo affermare che nel 1746 ancora non si fossero stabilite nel nostro paesino. Per quanto riguarda i nomi propri delle persone comprese nell'elenco tra gli uomini erano molto diffusi Domenico (come San Domenico di Guzmàn fondatore dei Padri Predicatori, ordine a cui appartenevano i frati messignadesi), Francesco (come San Francesco di Paola), Giuseppe (San Giuseppe) e Antonino, tra le donne prevalevano Caterina, Elisabetta e Francesca. Solo tre persone portavano il nome Vincenzo mentre oggi è senza dubbio il più diffuso tra i nostri compaesani. Da qui possiamo dedurre che all'epoca in questo piccolo centro abitato era molto forte la devozione verso altri santi, in particolare a San Francesco di Paola di cui vi era la cappella a lui consacrata nella Chiesa Parrocchiale di San Nicola. Sempre in onore del santo di Paola in tale cappella aveva sede un'attiva confraternita ai cui adepti nel 1628 il Liberti ci documenta che "il Papa venne a concedere indulgenze da usufruirsi nelle ricorrenze delle festività di San Francesco medesimo, domenica in Albis, IIª domenica dopo Resurrezione, San Giovanni Evangelista e Iª domenica di marzo. Della Cappella presente in atti notarili tra il 1726 e il 1745, ne risultava procuratore quasi sempre il parroco pro-tempore". Il culto di San Vincenzo Ferreri che oggi accompagna indiscutibilmente la vita di ogni messignadese si è diffuso quindi solo dopo il Grande Flagello. Senza dubbio tutto è dovuto al miracoloso ritrovamento tra le rovine del distrutto Convento da parte di alcuni contadini della splendida statua lignea intatta del santo domenicano spagnolo (risalente alla prima metà del 1500 opera di artista napoletano). La statua venne così collocata dentro la chiesa parrocchiale e San Vincenzo Ferreri divenne in breve tempo il protettore indiscusso di tutta la comunità oltre che il simbolo della rinascita e del riscatto messignadese in ogni tempo e in qualsiasi circostanza.

MIRKO TUCCI


©️ MESSIGNADI nel tempo, 2025

ha collaboratoGIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

ha fornito il materiale per questo approfondimento: TINA SCARCELLA 

tabelle elaborate da: PASQUALE FRISINA 

da un'idea di: FIORENTINO RIGANÒ vicesindaco del Comune di Oppido Mamertina 



sabato 8 febbraio 2025

LETTERA APERTA A MESSIGNADI

 

LETTERA APERTA A MESSIGNADI

Caro Messignadi, mio piccolo paese, immerso nel verde lussureggiante dei campi e degli uliveti secolari, circondato da montagne innevate, ti ammiro, ti sei sempre distinto nelle piccole e grandi occasioni nel tempo. Hai gioito e sofferto con noi, con amore e pazienza hai guidato i tuoi figli a crescere per affrontare la vita futura con entusiasmo in seno alla società. Hai regalato alla tua numerosa famiglia il dono dell'umiltà, dell'intelligenza e della responsabilità. Hai dato i natali a tanti tuoi figli sparsi nel mondo, molti di essi ti hanno dato lustro e notorietà distinguendosi in vari settori: nella politica, nella cultura, nel campo artistico, nel campo religioso, nell'istruzione, nella medicina, nell'avvocatura e nel volontariato. Alcuni di loro sono stati insigniti da titoli di onorificenza da parte di Presidenti della Repubblica Italiana per il loro operato e impegno sociale. Siamo fieri di essere messignadesi figli della tua terra, cresciuti come ci hai insegnato, illuminando il nostro cammino con sane e concrete speranze. L'evento del Presepe Vivente ha concesso la possibilità a migliaia di persone di far conoscere i tuoi angoli nella parte più antica del borgo medievale Timpa, con le sue viuzze, le sue scalinate, le sue case antiche e caratteristiche, rimaste ancora intatte nel tempo donandoci la sensazione di tornare indietro di moltissimi anni. MESSIGNADI nel tempo ti ha omaggiato impostando nel suo blog filmati e immagini da inviare ai tuoi compaesani sparsi nel mondo, con un successo enorme di circa 600.000 visualizzazioni totali. Molti tornano a trovarti, sei rimasto nel cuore di tutti, le radici non muoiono mai. La fortuna che abbiamo avuto è stata viverti immensamente. Tu, mio dolce paesino, sei andato avanti negli anni, ti sei espanso ed evoluto, ma è rimasta invariata la tua natura un po' selvaggia incontaminata. Circondato dal silenzioso e lento fruscio delle acque delle tue fiumare Sciana e Serra. Grazie di esistere mio piccolo ma grande paese.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI


martedì 24 dicembre 2024

NATALE 2024

NATALE 2024

Il Santo Natale 2024 è alle porte e ci stiamo preparando al grande evento dell'anno, avvicinandoci alle funzioni religiose. La Novena al mattino, i canti religiosi, il suono delle zampogne che riempono l'aria di una melodia dolce ed antica. Nelle case i piccoli presepi e gli alberelli illuminati multicolori, i regali pronti per essere donati, creano in tutti, grandi e piccini, molto entusiasmo. Le strade illuminate, il fumo che fuoriesce dai comignoli dei tetti delle case con il camino acceso che riscalda gli ambienti, ma anche il cuore, danno la sensazione di magico e surreale. Le signore mamme e le nonne incominciano a preparare il pranzo sia per Natale, sia per il Capodanno. Anche quest'anno, grazie al contributo della Regione Calabria, della Città Metropolitana di Reggio Calabria e del Comune di Oppido Mamertina, si rinnova a cura dell'Associazione Messignadi nel Cuore, e speriamo che diventi una tradizione, il Presepe Vivente. Un avvenimento importante per Messignadi e i Messignadesi che hanno dedicato il loro prezioso tempo e lavoro per la grande opera artistica. L'ambientazione è sempre nella parte medievale del paese: la Timpa, che con le sue case antiche, le sue viuzze scoscese, la piazzetta con l'antica fontana e un panorama che dà sulla campagna fa rievocare Betlemme, luogo della nascita di Gesù Bambino. La stalla, la mangiatoia, la stella cometa e i Re Magi, le donne e gli uomini in costume dell'epoca ci riportano nell'anno zero. Attori e attrici dilettanti passano davanti ai nostri occhi facendoci rivivere quell'evento e quella vita umile e laboriosa. MESSIGNADI nel tempo invita tutti i paesani e gli abitanti dei centri limitrofi alle serate del 28 e 29 dicembre 2024 e del 5 gennaio 2025. Tutti potranno assaggiare e gustare i prodotti tipici del posto, tanta roba buona preparata al momento e a bere un buon bicchiere di vino locale. La leggenda ci riporta al Convento di Santa Maria della Palomba, interamente distrutto dal terremoto del 1783, dove giace ancora sotto terra la vecchia campana che a mezzanotte di ogni Santo Natale suonerebbe festosa. Con un po' di fantasia possiamo sentirla. MESSIGNADI nel tempo augura a tutti quelli che ci seguono i migliori auguri per un felicissimo e sereno Natale e uno splendido anno nuovo 2025.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI


venerdì 6 dicembre 2024

CENNI DI RICORDI

 

CENNI DI RICORDI

Storia di decenni passati, che hanno segnato il nostro paese. Molti dei nostri compaesani messignadesi hanno dato un contributo collaborando con il loro impegno e con il loro lavoro per renderlo un centro operoso, moderno e confortevole. Ero bambina, ricordo i negozietti di generi alimentari, dove andavamo a comprarci il panino con la mortadella e piccoli esercizi commerciali dove ognuno si riforniva giornalmente di qualsiasi necessità. Le botteghe dei maestri artigiani tuttofare: dai vestiti, alle scarpe, al legno, al ferro, allo stagnare. I nomi di alcuni maestri: mastro Alfonso Madafferi, mastro Pietro Andronaco, mastro Giosofatto Reitano, mastro Nino Barbaro, mastri dell'edilizia come Nino Barillaro e Vincenzo De Francesco, lo stagnino e i giovani mastro Pasquale Scarcella e Giuseppe Riganò e tanti altri, la maestra Giulia, la maestra Nazarena e la maestra Nicolina. Si trovavano anche giornali, il quotidiano La Gazzetta del Sud era il più venduto. Messignadi, un paesino il nostro, pieno di vitalità e di aggregazione ha sempre esaltato le umili virtù dei suoi abitanti. Ricordo con piacere un uomo, che si è evidenziato e posto all'attenzione della comunità, Vincenzo Riganò consigliere comunale molto attento alle necessità del luogo, sempre presente agli eventi civili, religiosi e festivi paesani e promotore di diverse iniziative. Riganò gestiva assieme alla moglie Meluzza, una donna molto dolce, un negozio di alimentari. Ha ideato e avviato una sala cinematografica: il Cinema Vincenzo Bellini, la medesima sala veniva utilizzata anche per varie eventi e cerimonie. Da MESSIGNADI nel tempo un doveroso ringraziamento a Vincenzo Riganò per il suo operato in favore del paese. Messignadi, piccola frazione di Oppido Mamertina, con una storia secolare alle spalle, dopo tanti sacrifici affrontati piano piano è riuscito ad emergere, conquistando la fiducia e l'orgoglio della sua stessa gente e dei centri limitrofi.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI


venerdì 1 novembre 2024

MESSIGNADI 2 NOVEMBRE 2024


MESSIGNADI 2 NOVEMBRE 2024

A chi di noi poveri esseri umani non mancano persone care, che abbiamo amato tanto e voluto bene? Il due novembre ricorre la loro commemorazione. La fiamma che loro avevano acceso e ardeva nei nostri cuori si è spenta, lasciando dentro di noi un vuoto profondo, lacerando la nostra esistenza. La loro assenza ci addolora e ci affligge, ci hanno insegnato che la vita è preziosa e bisogna saperla vivere. E' passata davanti a noi, un po' di storia messignadese, una generazione che si è distinta lasciandoci opere importanti da custodire e da salvaguardare. Durante la loro vita terrena hanno contribuito con grande impegno ed entusiasmo a rendere il paese più importante. La nostra comunità ricorda il loro grande acume, la loro bontà d'animo e la loro saggezza. Noi loro eredi dobbiamo fare tesoro dai loro insegnamenti, che sono rimasti ancorati nei nostri cuori. Voglio citare una frase di Ilaria: “Mamma, ricorda nessuno è eterno, la sera rivolgi gli occhi al cielo popolato da miliardi di stelle, io sono quella più luminosa che da lassù vi guardo e vi proteggo”. Tutti i nostri cari angeli e stelle del firmamento ci illuminano, ci proteggono e pregano per noi. Ti ringraziamo Signore, per averceli dati e messi accanto.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

domenica 13 ottobre 2024

PAESAGGIO AUTUNNALE


 

PAESAGGIO AUTUNNALE

La stagione avanza lasciando dietro di noi una lunga scia di bei ricordi estivi. Sembra però, che l'estate ancora voglia persistere con le sue calde giornate, il bel tempo, i suoi caldi colori e le sue sfumature che determinano il periodo del cambiamento stagionale paesaggistico: contemplativo e appagante. Il colore giallo delle foglie che cadono, il verde degli ulivi e degli agrumeti e il rosso ramato dei vigneti, al primo impatto inonda la nostra visione e il contrasto che provoca, circonda e affusca di bellezza la visuale del nostro paese. Messignadi si spopola e le persone si preparano al lavoro dei campi, intenti a rubare il tepore degli ultimi raggi di sole, lasciando nelle strade quasi vuote del villaggio storie tristi ed eventi lieti. Gli adulti esausti dal lavoro dei campi la sera rientrano a casa e si ritemprano dalla fatica del giorno, riempendo con la loro presenza le vie e le case unendosi alla propria famiglia. Dei bambini e dei ragazzi che prima si rincorrevano festosi, giocando nei vicoli, nelle strette viuzze e lungo le strade che ora sembrano deserte, esiste la loro presenza ormai soltanto nelle case. I bambini vanno a scuola, lo studio e le varie attività li tengono impegnati tutto il giorno. Messignadi, il paesino che noi amiamo, continua ad andare avanti con i suoi silenzi che portano i segni di civiltà fatta di saggezza, di sentimenti semplici e di laboriosità, noti a tutti da sempre.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

domenica 22 settembre 2024

L'ASILO “MARIA IMMACOLATA” DI MESSIGNADI

L'ASILO “MARIA IMMACOLATA” DI MESSIGNADI

Nella cornice ormai usurata dal tempo, appesa al muro dei miei ricordi, conservo gelosamente un periodo della mia infanzia, bello e gioioso, quello dell'asilo infantile “Maria Immacolata”. Ideato inizialmente dalla signorina Carmela Lando, il difetto visivo che aveva non le ha impedito di pensare a fare qualcosa di importante per il bene del paese, ma soprattutto per i bambini che avevano bisogno di formazione per un loro avvenire migliore. I fatti narrano che la signorina Lando fonda un “giardino d'infanzia” a Messignadi e l'apertura ufficiale avvenne il primo di giugno dell'anno 1936, nei locali in disuso delle vecchie scuole elementari. La gestione veniva affidata a vari prelati, tra questi un nostro compaesano, nipote di mia nonna Maria, monsignor Antonino Pardo, parroco nella Chiesa dello Spirito Santo di Reggio Calabria. Nel 1952 il nuovo parroco don Carmelo Caruso prende possesso della parrocchia di Messignadi e stabilisce che si dovesse costruire un asilo più grande e confortevole per i piccoli, ma anche per i grandi che volevano imparare attività varie, e perciò venne costituito un laboratorio adeguato. L'opera supportata dai politici locali di allora e dalla benevolenza di tanti benefattori volge al termine. Arrivano anche le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret: suor Gesuina superiora, suor Maria Teresa maestra e giardiniera, suor Maria Addolorata maestra del laboratorio ed insegnante di musica e di canto. Per i vari eventi che si sovrapponevano, le suore pazientemente ci preparavano alle recite, ci davano un copione da studiare; i gesti, le movenze e le pause erano dirette e dettate da loro. Il grande palco, le belle coreografie e i costumi erano di grande effetto. Io assieme a una mia cara amica d'infanzia eravamo spesso le protagoniste: Nunziatina De Gori, diventata poi suor Annunziata che si è distinta nella sua carriera religiosa per la sua capacità intellettiva e per il suo impegno profuso nel sociale, ricoprendo incarichi di grande e prestigioso rilievo in Italia e all'estero. L'inaugurazione della stele con la Madonnina, posta al centro del giardino del nuovo asilo, mi ricorda l'atto di consacrazione a Maria Immacolata, che ho recitato a memoria davanti ad una folla enorme di persone. L'asilo è stato un periodo molto importante per la nostra crescita, le suore ci hanno insegnato le buone maniere e ci hanno formato ad affrontare la nostra vita futura con amore e umiltà.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI                             





 

mercoledì 4 settembre 2024

Messignadi – Polsi Pellegrinaggio di fede che dura da secoli (di Tina Scarcella)

Messignadi – Polsi

Pellegrinaggio di fede che dura da secoli


Tra i santuari mariani più venerati ed importanti della Calabria c’è senza dubbio quello aspromontano dedicato alla Madonna di Polsi.

Ogni anno, dal 31 agosto al 2 settembre, si celebra la festa più attesa della Calabria che accoglie molti pellegrini in un luogo impervio e ricco di suggestione per celebrare l’amatissima Madonna della Montagna. Tra le migliaia di pellegrini che ogni anno accorrono al Santuario di Polsi, vi è la nostra comunità messignadese.

I preparativi iniziano già dopo la festa di San Rocco (16 Agosto), organizzati dal procuratore Giuseppe Barbaro e da un vasto numero di giovani che collaborano attivamente con lui. Per le strade si iniziano ad udire i canti devozionali di Maria e si comincia ad organizzare il pellegrinaggio, sia esso a piedi o in macchina nei vari quartieri del paese.

Il 24 agosto inizia la novena fino al 1 Settembre. Alla “Timpa” alle ore 21:30 si recita il S.Rosario e si intona qualche canto.

Il pomeriggio del 30 Agosto, sempre lì alla Timpa, da sempre considerato luogo di ritrovo per la partenza verso Polsi, si inizia ad addobbare la piazzetta perché alle 21:30, don Francesco deve celebrare la Santa Messa in preparazione al pellegrinaggio. E allora alle 21:00 con suor Maria Grazia iniziamo la recita del Santo Rosario e all’arrivo del Parroco, ci poniamo in atteggiamento di silenzio e preghiera e ci prepariamo all’ascolto e all’incontro con il Signore. A fine celebrazione ringraziamo la Vergine Maria e ci prepariamo al grande giorno della partenza.

31 agosto: fervono i preparativi, i suoni di organetto, zampogna e tamburello risuonano nell’aria, i ragazzi che andranno in moto iniziano a sfilare indossando foulard e magliette votive, per le strade si sente il profumo di “melangiani chini, pipi rrustuti e cutuletti”, bisogna portare le provviste necessarie!!!

La partenza a piedi è ormai vicina... sono le 19:00, si comincia a radunare la gente… anche dai paesi limitrofi, la gente accorre per partecipare al pellegrinaggio della carovana a piedi di Messignadi. E allora si da il benvenuto ai nostri fratelli, li si accoglie in allegria e con cuore aperto. Si approfondiscono nuove amicizie e nuove conoscenze. Arriva il nostro caro parroco don Francesco, pronto a consegnare lo stendardo che ci accompagnerà lungo il percorso... riuniti con spirito di unione, affetto, convivialità e accomunati da un senso unico di appartenenza a Maria, colei che è Madre di tutte le madri, scende sulla carovana dei devoti e su quanti raggiungeranno la santa vallata di Polsi, la santa benedizione... “Un solo grido, una sola voce, ieri, oggi e sempre evviva Maria” annuncia don Francesco e si parte.

Il cammino è lungo, 12 ore ci separano da Lei, ma carichi di fede e devozione, non ci spaventa né il freddo, né il buio, percorriamo le montagne senza pensarci, tra preghiere, canti e rosari, tra tarantelle, risate e chiacchere, tra un panino e un bicchiere d’acqua fresca dalle fontane che troviamo lungo la via, arriva silenziosamente l’alba del nuovo giorno, che ci accompagnerà ai piedi della Santa Vergine.

Al fiume poco distante dal santuario, ci si rigenera e si aspetta l’arrivo di tutta la carovana. Veniamo raggiunti dai paesani che ci hanno accompagnato durante tutta la notte e ci hanno sostenuto ove necessario.

È arrivato il momento di raggiungere Maria.

Don Francesco, sempre presente, fa capolinea alla carovana. “W Maria” si acclama, si applaude, si canta e si suona e finalmente si varca la soglia della Chiesa. Ed è lì l’emozione più grande, quando il tuo sguardo incrocia quello di Maria, quando non riesci a trattenere più l’emozione, quando senti dentro di te quella sensazione di benessere e di pace che solo Lei può donarti. Inginocchiati e prostrati al suo santo altare, ringraziamo la santa Vergine, Le chiediamo aiuto ad intercedere presso l’Altissimo e tra lamenti e penitenze, chiediamo la grazia offrendo alla Vergine ex voto. La voce melodica della nostra Giulia Scarcella riecheggia nella santa Chiesa, a Maria Regina della montagna di Polsi, vengono dedicati canti mariani.

La festa culmina nella notte tra l’1 e il 2 settembre, quando si svolge una lunga veglia animata da preghiere, litanie e antichi canti.

All'alba di giorno 2, si celebra una prima Messa, a seguire, più tardi, dopo la celebrazione Eucaristica svolta nell’atrio antistante la chiesa, a metà mattina, c’è la tradizionale processione della Madonna di Polsi, nella quale la statua viene portata a spalla dai confratelli pescatori di Bagnara, che nell'ultimo tratto procedono correndo.

“Polsi appartiene a tutti noi, Polsi è un luogo di speranza, preserviamolo insieme”... così afferma monsignor Francesco Oliva durante l’omelia accompagnato, quest’anno, dal nostro vescovo Giuseppe Alberti, della diocesi Oppido-Palmi.

Arriva il momento dei saluti, quello più triste e s’intona:“arrivederci Madonna mia e vi saluta lu vostru servu, e vi saluta pe strata e pe via, arrivederci Madonna mia e vi saluta la notti e lu iornu e pe nn’atrannu nu bellu ritornu.”

La certezza di ritornare in quel luogo santo, l’anno a venire, ci dà la forza necessaria per ripartire carichi di fede e di speranza. E allora si rientra in paese.

All’arrivo, da lontano si origliano i clacson delle moto, delle macchine e dei camion e i canti echeggiano..

“Stannu rrivandu i Pozzari” si borbotta, e ci si butta per le strade ad accogliere l’arrivo dei pellegrini. Il raduno in piazza per l’ultimo saluto e la tarantella fanno da cornice a quei giorni trascorsi in presenza della nostra mamma celeste, Maria Santissima di Polsi e dopo, si rientra, ognuno per le proprie case.

La nostra devozione alla Vergine Maria non termina giorno 2 Settembre alla fine dei festeggiamenti, ma è proprio da qui che alimentati dal desiderio di conoscere sempre più Gesù, veniamo spronati a rafforzare la nostra fede grazie alla nostra guida spirituale don Francesco De Felice e alle nostre amate suore della carità, nonchè suor Giovanna e suor Maria Grazia.

Maria è l'umile serva del Signore, il modello perfetto da imitare per metterci davvero alla sequela di Gesù.

Se onoreremo Maria con amore sincero dalle sue mani accoglieremo Gesù, il Figlio di Dio, per incontrarlo, conoscerlo, amarlo e seguirlo con un impegno personale in stretta unione e comunione con i Pastori della sua Chiesa.


Messignadi 03.09.2024


Tina Scarcella





 

lunedì 26 agosto 2024

PELLEGRINAGGIO A POLSI 2024

 


PELLEGRINAGGIO A POLSI 2024


Come ogni anno la comunità messignadese si prepara in questo periodo ad andare a Polsi. La nostra gente è molto devota alla Madonna, tempo or sono è venuta Lei in mezzo a noi. Molti chilometri separano il nostro paese da Polsi, situato in una vallata aspromontana, impervia e difficoltosa da raggiungere. La Madonna ha voluto che la sua dimora fosse lì, in mezzo a quella montagna. Sentieri montuosi, scoscese e tortuose sono le difficoltà che i fedeli dovranno affrontare appiedati per raggiungerla e omaggiarla. Ci si avvia di sera, il tragitto da percorrere è lungo, si innalzano a Lei canti e preghiere. Ogni tanto qualche breve sosta e si continua il cammino tracciato fino a raggiungere il santuario dove la Madonna, la nostra madre celeste, li sta aspettando. Una calca umana si affolla intorno a Lei, vuole toccarla e salutarla. La stanchezza piano piano si affievolisce e in silenzioso raccoglimento i pellegrini seguono la santa messa, chiedendo umilmente alla Santa Vergine le grazie a loro necessarie. La visita a Maria di Polsi volge al termine, quindi con grande rammarico e tristezza ci si prepara a ritornare a casa. Dopo una breve sosta per un fugace rifocillamento si riprende la via del ritorno, i pellegrini sono stanchi, ma felici per l'opportunità che hanno avuto. Ringraziano la Santa Vergine offrendole i sacrifici che hanno fatto per raggiungerla calcando montagne e sentieri pericolosi e si augurano di poter ritornare l'anno prossimo.


GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

mercoledì 21 agosto 2024

PAGINA DI UN DIARIO

 


PAGINA DI UN DIARIO

Ero una bambina, ricordo con gioia le feste organizzate in onore di San Vincenzo Ferreri. La mia mamma, per l'occasione, mi faceva indossare il vestitino nuovo, cucito dalla Geraldina a Oppido Mamertina, tra i capelli mi metteva un fiocchetto ed ero pronta per la santa messa delle ore undici e la processione serale. Tutti i bambini e i grandi appartenenti all'Azione cattolica sfilavano davanti alla statua del santo, dopo le autorità di quel periodo, poi c'era la banda musicale e infine veniva tutto il popolo messignadese. In silenzioso raccoglimento si procedeva per le vie del paese, ogni tanto la signorina Lando innalzava canti e lodi. Dai balconi le persone inserivano al dito di San Vincenzo banconote e oro. Partecipare a tutte le funzioni religiose che man mano si svolgevano mi dava immensa felicità. I parenti (tra cui mio nonno Luigi) che presenziavano, le bancarelle, le giostre, i giganti, le luminarie, il palco in piazza Salvatore Rosa erano per noi piccoli un sogno che veniva realizzato guardandolo con gli occhi dell'innocenza. La serata si concludeva con il concerto della banda di Francavilla Fontana, il direttore d'orchestra eseguiva brani classici che i presenti gradivano e apprezzavano molto. Nell'intervallo mi davano il compito di salire sul palco con un mazzo di fiori e di ripetere ad alta voce al direttore d'orchestra: “Il popolo di Messignadi vi offre questo mazzo di fiori”, frase che ancora mi è rimasta impressa. La nottata si concludeva con i fuochi artificiali e la cosiddetta “cascia infernale”. Non è cambiata la prassi, le festività in onore di San Vincenzo nel corso degli anni sono divenute una vera e propria tradizione da rispettare. Grandi avvenimenti religiosi quest'anno si sono susseguiti: bellissimi festeggiamenti organizzati con maestria e destrezza da un comitato giovane, presieduto da Francesco Riganò con l'attenta collaborazione del nostro parroco don Francesco De Felice.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

sabato 3 agosto 2024

240° ANNIVERSARIO DEL RITROVAMENTO DELLA STATUA DI SAN VINCENZO FERRERI

 


240° ANNIVERSARIO DEL RITROVAMENTO DELLA STATUA DI SAN VINCENZO FERRERI

I preparativi per la grande festa del nostro santo, San Vincenzo Ferreri, venerato e tanto amato dal popolo messignadese, stanno per essere ultimati. Le solenni celebrazioni e i festeggiamenti quest'anno assumono un'importanza particolare, poiché ricorre l'anniversario del ritrovamento della statua lignea del santo, risalente alla prima metà del 1500, opera di un artista napoletano, ritrovata nell'anno 1784. Le macerie del convento domenicano, dedicato a Santa Maria della Palomba, distrutto e raso al suolo dal disastroso sisma del 1783 che ha seminato morte e rovine, ha ridato alla luce la bellissima statua di San Vincenzo. Rinvenuta casualmente da alcuni contadini del posto in località Spilinga della contrada “Filesi” durante degli scavi, L'effigie miracolosamente e prodigiosamente intatta nel suo splendore è stata portata in paese e deposta nella chiesa parrocchiale come anche l'antica campana che fu del convento. Il Santo miracoloso venuto dalla Spagna venerato dal popolo messignadese rappresenta la rinascita ma anche la storia triste e tragica causata dal terremoto. La devozione dei compaesani è tanta, e molti dei nostri emigrati rientrano ogni anno al paese per rendere omaggio e professare il loro culto al grande santo spagnolo Vincenzo Ferreri. Molti testi sono stati dedicati a lui, al santo protettore di Messignadi. Raccontano le origini del culto di San Vincenzo Ferreri mettendo in evidenza la vita del santo che è voluto rimanere in mezzo a noi, la sua gente, aiutandoci nelle grandi difficoltà della vita. Per questo noi lo ringraziamo innalzando a lui lodi, onore e gloria.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

domenica 10 marzo 2024

RICORDI DI PICCOLE STORIE


 

RICORDI DI PICCOLE STORIE

Messignadi, il nostro paese, conserva tante piccole storie di persone che sono rimaste custodite nei nostri ricordi. Non dobbiamo affatto dimenticare la nostra vita da bambini e la brava gente che abbiamo conosciuto, ognuno di loro con un vissuto di stenti e sacrifici alle spalle, gioviali, altruisti, simpatici e dediti alla propria famiglia. La saggezza dei nostri nonni, la complicità dei nostri genitori e la nostra comunità ci ha resi più responsabili e ci ha aiutati a crescere più in fretta. Mia nonna Maria, grande donna, spesso mi portava dei paragoni e mi raccontava storielle di personaggi di quel periodo che si guadagnavano a stento da vivere e per far vivere. Rammento qualche personaggio di quel tempo: Federico -detto Filaricu- noto a tutti perché lavorava al comune come operatore ecologico e nel contempo faceva da banditore, la sua voce spesso comunicava ai paesani le notizie che il comune di Oppido diramava. Custodiva il suo pezzo di terreno nelle vicinanze del paese assieme alla sua famiglia coltivandolo e allevando piccoli animali. La sua casina di campagna era un lembo di tranquillità dove trascorreva il resto del tempo che gli rimaneva a disposizione con i suoi cari. "Filaricu" era ben voluto da tutti, la sua figura caratteristica con quel suo berretto in testa che toglieva e metteva per salutare non la scorderò mai. Mastro Peppino, l'ho conosciuto viveva alle baracche in una casetta costruita in legno, un omino buono e segnato dall'età, un sant'uomo. Ha lavorato per anni alla fornace di mio nonno, preparando i mattoni, le tegole e modellava l'argilla come se fosse un artista. Il lavoro lo rendeva fiero per quello che riusciva a creare e a realizzare. La signora Vincenzina Panuccio, una donna fisicamente robusta, capelli bianchi non più giovanissima, la ricordo così, di carattere buono ma talvolta anche burbero. Le famiglie impegnate e indaffarate dalla mattina alla sera con il lavoro invernale, come la raccolta delle olive (a quel tempo manualmente) non avevano molto tempo da dedicare ai loro piccoli. Sopperivano a questa mancanza i nonni a cui i bambini erano molto legati. Una donna veniva incontro al bisogno della comunità: -a Panuccia-, disponibile ad intrattenere i piccoli presso di sé. Lo zainetto che ci portavamo conteneva poche cose: dei quadernetti, delle matite, qualche giocattolino ed una piccola colazione. I miei ricordi non sono nitidi ma sfuocati come una vecchia fotografia ormai sbiadita dal tempo. La signora Panuccia amava i bambini e ci teneva alla loro integrità fisica. La sua piccola casa popolare era adibita ad un "piccolo asilo". Le sedioline appoggiate al muro l'una accanto all'altra davano la sensazione di una stanza più grande. Ci insegnava le preghierine e piccole favole, facendoci distrarre dal gioco richiamandoci alla sua attenzione. Venivamo spesso attratti con stupore dalle colombe che svolazzavano intorno al tetto della casa. È stata un'esperienza positiva, piccola pausa, che ci ha insegnato ad essere più autonomi e a socializzare. Il "piccolo asilo" della Panuccia era una fortuna per Messignadi, si è pensato fosse stato ideato dal parroco di allora che ricordiamo con affetto don Carmelo Caruso. In attesa del vero asilo gestito dalle Suore di Carità: suor Gesuina, la madre superiora, suor Maria Teresa e suor Maria Addolorata che ricordiamo tutti molto benevolmente. Un grazie e un ricordo alla signora Panuccia.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI





martedì 30 gennaio 2024

RICORDANDO IL GIORNO DELL'EPIFANIA 6 GENNAIO 2024


 

RICORDANDO IL GIORNO DELL'EPIFANIA 6 GENNAIO 2024

Dal giorno prima si notavano certe avvisaglie, il tempo non prometteva niente di buono e le previsioni atmosferiche portavano vento, pioggia e freddo. L'Epifania che aspettavamo con entusiasmo anche per l'evento serale previsto, quest'ultimo è stato interrotto parzialmente dalla pioggia che cadeva copiosa e a sprazzi. Nonostante il tempo inclemente la serata è proseguita secondo il programma, grazie all'impegno totale che i nostri compaesani hanno profuso per la buona riuscita dell'iniziativa. I partecipanti presenti numerosissimi arrivati anche dai paesi vicini si sono dileguati velocemente a causa del maltempo sopraggiunto. Si è grati ai nostri compaesani che con tanto coraggio e pazienza hanno portato avanti l'obiettivo previsto. Bellissime pagine scritte con inchiostro indelebile nel libro delle nostre realtà più belle dai Messignadesi e grati anche a tutte le nostre autorità. I fatti storici e le loro rievocazioni danno lustro al nostro paese, facendolo conoscere a migliaia di persone intervenute per l'occasione, nei suoi particolari e nelle sue caratteristiche. Le antiche viuzze che si espandono ovunque, i meandri del borgo Timpa, la vecchia stradina che collegava e permetteva di raggiungere a piedi l'abitato di Oppido Mamertina. Nella parte alta del paese la vecchia piazza dove si erge una stele con la Madonnina, la strada centrale che porta alla chiesa parrocchiale e a zone e a rioni a noi cari, con dimore ormai in disuso, abbandonate da molti anni a causa dell'emigrazione che ha colpito anche il nostro caro paesello, l'altra parte nuova è da scoprire e spero quanto prima. Il momento più suggestivo della serata è stato l'arrivo dei re Magi impersonati da Domenico e Vincenzo Scullino e Antonino Morgante che accompagnavano amorevolmente i nostri tre ragazzi non abili che portavano a Gesù Bambino l'oro, l'incenso e la mirra: Carmelo Lombardo, Carmelo Crucitti e Rocco Morgante. In migliaia hanno seguito l'ambientazione della nostra piccola Betlemme, migliaia di visualizzazioni dai nostri connazionali sparsi in tutto il mondo che hanno seguito il Presepe Vivente e sono stati vicini tramite filmati e foto pubblicati nel nostro gruppo Facebook. MESSIGNADI nel tempo ringrazia tutti coloro che hanno prestato attenzione alle splendide serate, ai suoi tanti attori e ai personaggi influenti che hanno partecipato all'evento.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI



domenica 31 dicembre 2023

IL PRESEPE VIVENTE: UNA SERATA STRAORDINARIA


 

IL PRESEPE VIVENTE: UNA SERATA STRAORDINARIA


Rivivere l'anno zero, la nascita di Gesù bambino e calarsi in quell'atmosfera scorgendo piano piano nei meandri del borgo medievale Timpa personaggi e mestieri fino a raggiungere la capanna di Betlemme dove Gesù è nato. Ho potuto notare che la riproduzione del Presepe Vivente e tutto quello che c'era intorno mi proiettasse in quel tempo remoto e che io fossi una di quelle tante donne. Il mio plauso va a tutti coloro che con entusiasmo vi hanno collaborato. Una serata storica per Messignadi vedere, seppure attraverso le foto, l'evoluzione dell'evento mi ha fatto rivivere presenziando alla serata. L'ambientazione suggestiva quasi reale, la felicità e la gioia che si sprigionava da tutti coloro che hanno partecipato costituiscono l'aspetto più evidente dell'iniziativa. Donne uomini che con le loro caratteristiche botteghe invitavano i passanti a fermarsi per degustare prodotti tipici. Adesso aspettiamo con ansia ed impazienza il pomeriggio del 6 gennaio per l'arrivo dei tre Re Magi presso il Borgo Timpa.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

domenica 17 dicembre 2023

IL SANTO NATALE


IL SANTO NATALE

La festa dell'anno, la festa per eccellenza che attendiamo per tanto tempo è già alle porte, mancano pochi giorni al Santo Natale. Tutti si stanno organizzando per questo grande evento, le famiglie sono entusiaste e seguono i riti che la Chiesa per l'occasione si accinge ad ufficiare. Quanti ricordi meravigliosi mi affiorano, rimasti custoditi nel mio cuore con la sensazione da fanciulla di vivere in un'altra dimensione... Il freddo intenso e l'umidità invernale del mattino rende difficoltoso il risveglio, si accendono le stufe e i caminetti prima delle luci dell'alba, per far riscaldare gli ambienti delle case. Il suono festoso delle campane e le dolci melodie delle zampogne fanno destare le persone richiamandole per la Santa Novena natalizia. L'apice della festività è la Santa Messa di mezzanotte dove si rivive la natività di Gesù Bambino, l'aria e l'atmosfera che si respirano sono magiche: presepi, alberelli e luminarie fanno da cornice al paesaggio. Le tradizioni messignadesi sono svariate, ogni anno vengono rivissute. Il ricongiungimento con la famiglia di figli e parenti provenienti dalla varie regioni italiane per trascorrere le festività del Santo Natale riempe il cuore dei loro cari d'immensa gioia. L'arte culinaria è tradizionale, si tramanda da generazioni e trae le sue origini dai nostri avi. La nostra cucina ricca e varia con prodotti sani e genuini viene elaborata dalle mani esperte delle donne con tanto amore particolarmente in questa ricorrenza, ottimi manicaretti preparati fanno impreziosire la tavola e dolci casarecci di ogni tipo e qualità. Il tutto innaffiato con del buon vino locale, spumantino e il classico panettone. Il nostro paese ci propone e ci offre inoltre importanti e lodevoli iniziative ideate dai giovani affinché il periodo festivo venga trascorso con spensieratezza e giocosità, a tal proposito ricordiamo anche la grande opera del Presepe Vivente che ha coinvolto tanti abitanti volenterosi. MESSIGNADI nel tempo augura a tutti un buon Natale e un felice anno nuovo.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI



sabato 25 novembre 2023

IL PRESEPE VIVENTE


 

IL PRESEPE VIVENTE


Un evento raro e importante viene presentato a Messignadi quest'anno per il Santo Natale del 2023: il “Presepe Vivente”, un'iniziativa che viene realizzata per la prima volta. I lavori per l'organizzazione e la preparazione di questa grande opera sono già iniziati. Il collettivo civico presieduto da Giuseppe Barbaro è formato da un folto numero di paesani che si sono prestati volontariamente all'allestimento ad arte del paesaggio natalizio. Si lavora incessantemente con esperienza e dedizione per l'ottima riuscita, prestando attenzione ai particolari e agli accorgimenti dell'epoca. Il luogo suggestivo dove avverrà l'ambientazione del Presepe Vivente è il Borgo Timpa, un borgo medievale rimasto nel tempo intatto nelle sue antiche caratteristiche e fattezze. Per questo avvenimento che avrà luogo nel nostro paese Messignadi, si invitano gli abitanti di tutti i centri limitrofi a partecipare numerosi alla presentazione della natività di Gesù Bambino. Verranno esposti e sono a disposizione di tutti i partecipanti prodotti tipici locali. MESSIGNADI nel tempo ringrazia per l'importante avvenimento, organizzato e promosso dalla Parrocchia San Nicola di Mira di Messignadi, il nostro parroco don Francesco de Felice e inoltre il comitato spontaneo diretto da Giuseppe Barbaro con tutti i collaboratori. Questo splendido appuntamento alle ore 18 dei giorni 29 dicembre e 6 gennaio è stato patrocinato dal Consiglio Regionale della Calabria e dal Comune di Oppido Mamertina con la collaborazione di TeleMia, un grandissimo ringraziamento anche a tutte le autorità.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

domenica 19 novembre 2023

LA MIA GENTE


 

LA MIA GENTE


Se fossi un'artista, vorrei fare la pittrice naif, certamente una cosa inusuale, ma non per questo priva di significato e di interesse artistico. Dipingere il quadro del mio paese con la sua gente, riscoprire valori assoluti, che si esprimono in maniera naturale. Le emozioni per quel periodo riescono a suscitare una forte carica e delle stimolanti sensazioni, in un contesto di estrema semplicità. La tela naif che vorrei dipingere nella dimensione che ognuno di noi può ritrovare nei recessi più reconditi della memoria, nei richiami struggenti alla nostra infanzia e alla sua primitiva e selvaggia bellezza. Ricordi e memorie ancora fresche di una donna nostalgica dei tempi remoti, vissuti pienamente con la spensieratezza, curiosità e gioia del periodo. Le abitudini e il tenore della vita erano diversi, semplici e genuini: socializzare, aiutare e farsi compagnia erano doveri e virtù dei miei compaesani. Il mio piccolo e grazioso paese accoglieva tutti come suoi figli, formando un'unica immensa famiglia. I suoi paesani dediti al lavoro e alle famiglie, immersi nei loro doveri quotidiani andavano avanti con orgoglio e volontà in tutto quello che la società poteva offrire. La vita scorreva lenta e le giornate, vissute pienamente con intensità, davano la forza di volontà di continuare con la semplicità che li ha sempre contraddistinti. I punti deboli, le caricature e i soprannomi erano le caratteristiche che venivano sempre evidenziate. Le stradine e le viuzze spesso erano affollate, gli anziani seduti sul poggiolo o sui gradini delle vecchie case conversavano tra di loro. I bambini rallegravano le vie con il loro vociare, allietando nel frattempo i dintorni con i loro semplici giochi. Il quadro naif che ho citato prima voleva testimoniare i pregi e le peculiarità di quei tempi con i nostri personaggi in un modo diverso, naturale e caratteristico. Tornare indietro nel tempo, la gioia di vivere e crescere, raccontare di Messignadi è semplicemente straordinario e appagante, si potrebbe scrivere un volume ma ci accontentiamo per il momento di qualche rigo.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI

mercoledì 1 novembre 2023

I NOSTRI CARI

 

I NOSTRI CARI

Cito una frase: “Grazie mamma, per tutto quello che hai fatto per me, ti voglio tanto bene”. Persone meravigliose, che abbiamo avuto accanto, voluto bene e amato. La vita ce li ha regalate, ma ce li ha anche tolte ingiustamente nel periodo più bello della loro esistenza, senza pietà. Restano sempre ancorate nei nostri cuori, con grande dolore difficile da alleviare, ma si deve continuare a vivere. Sempre presenti dentro di noi, ci hanno insegnato durante la loro vita gioie, dolori e ricordi felici indelebili. Non ci abbandonano mai durante le prove più dure e tristi, aiutandoci a continuare nella nostra missione di andare avanti comunque. Teniamo sempre viva la loro memoria, continuando nell'esempio che ci hanno saputo dare. MESSIGNADI nel tempo ricorda con immensa commozione tutti i nostri amatissimi cari che non sono più con noi.

GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI