mercoledì 1 aprile 2015

Storia di donna Cornelia Capuano di Filippo Tucci

LA STORIA DELLA MESSIGNADESE DONNA CORNELIA CAPUANO

Cornelia era una ragazza di nobile e ricca famiglia messignadese. Già all’età di quattordici anni era di una splendida bellezza, dai tratti signorili e molto pia. Il suo educatore e confessore era Padre Francesco, superiore dei Domenicani del convento di Santa Maria della Palomba in Messignadi. I genitori immaginavano per questa loro figliola un matrimonio adeguato alla sua bellezza, alla sua ricchezza ed alla sua condizione sociale. Il padre, però poneva la condizione che il futuro genero fosse forestiero e non di Messignadi o dei paesi vicini. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, al punto che questa clausola venne inserita nel testamento. Ora accadde che nel mese di giugno dell’anno 1735 don Giulio Capuano, padre di Cornelia, venne a mancare per una morte improvvisa e la vedova cominciò a pensare come accasare la figlia. Alla ragazza, in verità, si offrivano molti partiti, ma Cornelia - in cuor suo - la scelta l’aveva fatta parecchio tempo prima accettando la corte, discreta ma insistente, del barone di Cropani don Basilio Fiore. Tutta la famiglia fu concorde e si cominciò ad avviare il contratto matrimoniale. A questo punto tutti i pretendenti alla mano di Cornelia si ritirarono, non mancando di fare gli auguri ai futuri sposi. Tutti, meno uno, il nobile don Lorenzo Grillo, rampollo di una importante famiglia oppidese, che non intendeva rassegnarsi alla perdita della ragazza (e soprattutto della sua ricca dote). E si adoperò a tal punto che intervenne il principe di Cariati e ordinò il trasferimento coatto della ragazza a Seminara. Era un ratto in piena regola, eseguito dagli scherani di don Lorenzo, fortunatamente senza atti estremi di violenza. Allo spargersi della notizia l’intero paese si ribellò e tutto intero si riversò nella piazzetta, di solito adibita alle riunioni popolari. Allora Messignadi contava circa novecento abitanti, buona parte dei quali viveva nelle campagne circostanti e solo in pochi avevano la casa nel centro abitato. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Sebastiano, era posta all’inizio del paese lungo la strada che da Terranova portava a Messignadi e in essa e nelle altre cappelle operavano sei o sette sacerdoti, senza contare i sette-otto frati domenicani del convento. Appena lanciato l’allarme, risuonarono a lungo le campane della chiesa e del convento per chiamare la gente a raccolta. Una turba di persone, armata degli oggetti più vari, intendeva rincorrere i rapitori e andare a Seminara. Ebbe il suo da fare il domenicano Padre Francesco, promettendo che si sarebbe subito recato, insieme ad una delegazione di cittadini, dal vescovo di Oppido per ottenere giustizia e l’immediato ritorno a casa di Cornelia. La quale nel frattempo versava fiumi di lacrime, pregava la Madonna e San Vincenzo Ferreri affinché la liberassero da quell’incubo. Poi, di fronte al rischio di una rivolta popolare dalle conseguenze imprevedibili, prevalse il buon senso. Cornelia poté tornare a casa sua, tra la sua gente. Non molto tempo dopo si tennero gli sponsali e il matrimonio con don Basilio. Tutto il paese fu invitato alla festa di nozze che durò ben tre giorni e tutti si congratularono con donna Cornelia, baronessa di Cropani. 

FILIPPO TUCCI


Donna Cornelia di Filippo Tucci

Donna Cornelia Capuano secondo i documenti

Donna Cornelia Capuano secondo i documenti (tratto da “Messignadi” di Rocco Liberti)
Il 20 giugno 1735 venne a morte don Giulio Capuano, di nobile famiglia oppidese. La moglie, donna Plagidia Mare, abitante a Messignadi, volendo maritare convenientemente la loro unica figlia, la quattordicenne donna Cornelia e forte dell’accettazione da parte di questa e del fatto che il defunto consorte, con l’ultimo testamento, aveva stabilito che la rampolla dovesse convolare a nozze soltanto con persone forestiere, tra i tanti partiti che le si offrivano, scelse il barone di Cropani, don Basilio Fiore. Avviato il contratto matrimoniale, la stessa -però- non potè condurlo a buon fine, in quanto il 31 ottobre venne “assediata” e la ragazza per ordine del principe di Cariati, portata in casa del suo agente Gregorace, a Seminara, con la plateale scusa di voler esplorare la volontà della ragazza, datosi che avrebbe meritato sponsali più di rilievo. Questi i i fatti rapportati in data 7 novembre al notaio da donna Plagidia, la quale protestandosi infinite volte ed imputando l’azione a qualche ”persona di capriccio” , assicurava che a tutto l’operato non era estraneo lo zampino di don Domenico Grillo Caracciolo di Oppido, parente tra l’altro del Gregorace, notorio pretensore di far matrimonio tra suo figlio don Lorenzo, con sua figlia donna Cornelia. Il Grillo che aveva fiutato per l’erede l’opportunità di accaparrarsi una pingue dote, non aveva lesinato minacce e lusinghe. Queste venivano blandite dalla figlia donna Lella Grillo, che risultava recarsi spesso a Seminara a fare visita a donna Cornelia, che era da considerarsi oramai una prigioniera. Quello che non si sa è con chi ha convolato a nozze donna Cornelia, è certo però che non sposò l’oppidese don Lorenzo Grillo. (da “Messignadi” di Rocco Liberti)