martedì 4 dicembre 2012

E OGNI ANNO SUCCEDE...di Teresa Caia


E ogni anno succede sempre così….. l’appello d’esame, l’ultimo dell’anno, coincide sempre con il periodo natalizio. Questo il pensiero che assale molti studenti Messignadesi, in questo periodo dell’anno. Non è facile lasciare la propria casa, il proprio paese e trasferirsi altrove per proseguire gli studi.  All’inizio è tutto bello, quel senso di nuovo, di avventura, di responsabilità. Andare a vivere da soli è entusiasmante ma si tratta di una breve parentesi di felicità, perché poi ci si rende conto di ciò che significa davvero questa nuova esperienza. La mattina non ci sarà più la mamma a preparare la colazione, il frigo sarà sempre vuoto se non andrai da solo a fare la spesa, i panni rimarranno sempre nella cesta se non ti ricordi di mettere la lavatrice, torni da lezione e non trovi la tavola apparecchiata e il cibo caldo, quando sei influenzato non ci sarà nessuno a coccolarti e non ti puoi più permettere il vizio di stare tutto il giorno sul divano semplicemente perché hai un pò di febbricola (come facevi quando eri a casa). Allora capisci che sei davvero cresciuto, che sei diventato grande, che hai oltrepassato la soglia dell’adolescenza e sei entrato nel mondo degli adulti. In ritardo capisci che l’estate che hai appena trascorso è stata l’ultima estate “spensierata” della tua vita…da ora in poi ci saranno solo vacanze relative, perché il pensiero dell’esame di settembre ti perseguiterà , anche quando deciderai di prenderti 10 giorni di puro relax. A lezione tutto il giorno, rientri a casa, pulizie, lavatrice, prepari la cena, inizi a studiare.. ecco la stanchezza si fa sentire, ma quel capitolo va fatto entro oggi, ma quanti giorni mancano all’esame? Almeno rimane qualche giorno per tornare indietro e ripetere tutto? Squilla il telefono, Oh mio Dio è mamma, preparati psicologicamente a rispondere a quelle domande che ormai penso avrai imparato a memoria: “sei andato a lezione? Hai studiato? Hai mangiato? Stai attento… copriti bene, ma li il tempo com’è? Piove? Quando torni? Tutto a posto?”. Non c’è più il tempo di stare ore ed ore con gli amici senza fare niente, o meglio, esci lo stesso ma cerchi di ritagliarti il tempo tra un’ora di studio e un'altra. Devi entrare nell’ottica di un nuovo metodo di studiare, perché lo studio universitario non è mica quello del liceo, libri interi ( non bastava il libro di 1000 pagine, pure le lezioni mi devo fare!).  Ovviamente tutti questi sacrifici verranno ricompensati con la soddisfazione della promozione al primo esame. Appena senti il professore che, facendo l’elenco, pronuncia il tuo nome il cuore inizia a battere all’impazzata e un dubbio atroce invade la tua mente,  sempre lo stesso ad ogni esame, “Che faccio? Rispondo o non rispondo?  Mi siedo o non mi siedo? Ma siii, d’altronde cosa ho da perdere?”. E poi quella gioia immensa quando, finalmente dopo un pò di domande, il professore pronuncia quella fatidica frase, quasi fosse una formula magica, L’ESAME E’ SUPERATO ….Wow…. Ti alzi da quella sedia, esci dall’aula, prendi il telefono e inizi il giro di chiamate per condividere con amici e parenti la tua gioia. Ovviamente si rientra a casa subito.  Il ritorno da parenti ed amici, ti dà la stessa gioia del superamento della materia. Cosi riesci a trascorrere due o tre giorni di spensieratezza nel tuo paesello, lontano dal frastuono della città. Inizi a respirare aria pulita, riscopri suoni e rumori della natura che, in mezzo al traffico della città avevi quasi dimenticato:  il cinguettio degli uccelli, il fruscio del vento che soffia tra gli alberi di ulivo, anche il rumore dell’ulivo che cade a terra ti sembra curioso. Strano, sono piccoli gesti che nonostante tutto ti fanno ritornare il sorriso e  la voglia di ritornare nel luogo natio. La consolazione è sempre la stessa: un pò di sacrifici, finisci gli esami, arriva la laurea e potrai ritornare qui, nella tua casa, nella tua terra, e non c’è niente di più bello al mondo del tuo paese, con quel senso di protezione, che ti fa restare eternamente bambino. Tutti ti conoscono, tutti ti vogliono bene; certo non ci sono le vetrine dei negozi o le grandi piazze, non ci sono i pullman e non ci sono tutte quelle macchine che si vedono in città, ma chi se ne frega! Il mio paesino è bello lo stesso, con poche cose ma buone. La piazza con la statua di padre Pio dove poter recitare una preghiera e accendere un cerino prima dell’esame, il campo dove troverai sempre qualcuno che tira due calci ad un pallone, i bambini che, tranquilli, giocano per le vie, le vecchiette sedute sull’uscio di porta che non perdono mai un’occasione per regalarti un sorriso, la Timpa, un luogo emozionante che riesce sempre a regalarti quel senso di mistero, la Figurella dove potrai sempre assaporare un sorso di acqua fresca, e tanto e tanto altro ancora. Ma ora torniamo a pensare all’esame di Dicembre, certo non è il massimo studiare quando l’aria natalizia inizia a percepirsi. Magari sei all’università, e dalle vetrate vedi luci colorate e addobbi natalizi. Ti prende una fitta nel cuore e il pensiero va subito a casa tua: “Chissà se hanno già iniziato a fare l’albero, a quest’ora saranno in chiesa per partecipare alla novena?”. Da questo senso di malinconia, trovi la forza per ripetere l’ultimo capitolo del libro e finire così magicamente il programma. Ecco l’esame arriva e l’esito è brillante. Una materia in più nel libretto. E ora si rientra a Messignadi a prepararsi per l’arrivo del Natale. Ti amo mio piccolo paese.

Teresa Caia