La storia, per quello che nei libri si ritrova, è molto avara di notizie su Messignadi. Nulla si conosce delle sue origini, del suo “etimo”, della sua evoluzione nel corso dei secoli. Non ci sono resti di nobili palazzi, nè ruderi di importanti castelli o di artistiche Chiese che possano illuminare il passato di questo paese. Certamente ciò è da ascrivere alla violenza distruttrice dei terremoti e delle altre calamità naturali, ma anche all’incuria umana che non ha saputo preservare le tracce visibili della propria storia. Nè si sa di personalità messignadesi che si siano distinte al punto da dare lustro al borgo natio (eccezion fatta per il musicista G. N. Muratore). Tutto ciò, però, non può essere considerato conclusivo, perché comunque la comunità messignadese esiste ed è una realtà con una sua precisa connotazione socio-economica, che viene da molto lontano ed ha superato indenne ogni tipo di asperità, al contrario di altri paesi persi nel buio della storia. Allora ciò che i libri non raccontano, ciò che i ruderi non possono testimoniare va ricercato andando ad esplorare la “memoria storica”, che si è formata nei secoli, e che trova, ancor oggi, la sua esternazione negli usi, nel linguaggio, nelle leggende, nelle credenze, nelle “storie”, ecc., che sono il dna, unico e irripetibile, di ogni comunità. Vi è da sottolineare, infine, il rischio che si interrompa, e vada perduta, la “catena di conoscenze”, trasmessa per secoli da generazione in generazione, considerato che la famiglia – fondamento della comunità storica – non assolve, nella società moderna, a questo ruolo. Da queste considerazioni nasce l’esigenza di condividere quello che già si conosce, ma anche e soprattutto, di organizzare una metodica ricerca , con la collaborazione di quanti dimostrano sensibilità a questo tema.
FILIPPO TUCCI