Non aveva sicuramente alle spalle la nobile storia del Ponte
Vecchio di Firenze, né faceva sognare
gli innamorati come il Ponte dei Sospiri di Venezia, pur tuttavia per i
Messignadesi ha fatto parte della loro piccola storia, permettendo il collegamento
pedonale con Oppido. Generazioni di abitanti di questa piccola frazione lo
hanno attraversato e tante piccole storie, belle e brutte, si sono consumate
lungo quel percorso. Ognuno di noi avrebbe qualcosa da raccontare; a me
personalmente piace ricordare la “bontà” dei panini imbottiti di mortadella,
che si comperavano nella bottega di Peppe Misale. Erano la colazione dei
ragazzi che frequentavano le scuole medie a Oppido, che si consumava nella”
sosta ponte” all’andata. Al pensiero, sento ancora il profumo e il sapore di
quella mortadella! Ed al ritorno, quando si aveva qualche spicciolo in tasca,
si comperava il “cannolo” che si assaporava, con gesti lenti e a piccoli morsi,
appoggiati alla ringhiera del ponte. Oggi il collegamento stradale tra
Messignadi e Oppido, garantito da un
nuovo ponte e da un nuovo percorso, è molto rapido (forse cinque minuti), anche
se le condizioni del manto stradale e la manutenzione lasciano molto a desiderare. In questo breve tragitto,
un po’ per disattenzione un po’ per i ritmi che la vita moderna ci impone, non
si fa caso a quanto ci circonda. Certo l’Aspromonte, visto dal nuovo ponte, ha
una maestosità incombente quasi volesse
schiacciarti; meno attraente, invece, il resto, oramai ridotto a una discarica
a cielo aperto. Aguzzando bene lo sguardo verso la parte superiore della
“fiumara”, si notano, a poca distanza, i resti di un altro ponte, il vecchio
ponte. Occorre guardare attentamente, perché è confuso tra la boscaglia che lo
sta inesorabilmente inghiottendo e rischia di essere definitivamente
cancellato. Così come non è rimasta
traccia alcuna di quella vecchia strada che conduceva a Oppido. Ma, è possibile rimuovere dalla memoria individuale
e collettiva qualcosa che, comunque, è legato (seppur in maniera minimale) alle
vicende della nostra comunità? Questo vecchio ponte (costruito ai primi del
novecento) è stato, ed in qualche misura lo è ancora, un po’ l’emblema del
nostro paese. Ricordo che nel 1951, quando una terribile alluvione sembrava
volesse preannunciare l’imminenza del diluvio universale e la natura veniva
violentata e sconvolta, il ponte (e fu uno dei pochi) rimase orgogliosamente
in piedi, nonostante la violenza delle acque, dalle quali era stato ricoperto.
E quale migliore simbolo può rendere l’idea della forza e della capacità di
resistenza di un paese che ha, nel corso della sua lunga storia, ha subito e
superato cataclismi naturali di ogni specie?
Storia e "storie", usi, tradizioni, credenze, linguaggio di un micro-cosmo dell'entroterra calabrese. Blog ideato nel 2010 dal commendatore FILIPPO TUCCI.