venerdì 21 dicembre 2012

Il piccolo seminarista


Tutti in Vespa...


Premiazione


Matrimonio in Australia


Messignadesi in Australia


Chiesa di Messignadi


Le campane della chiesa


2012 Majorettes a Messignadi


venerdì 14 dicembre 2012

Mons. Giuseppe Lando, un grande messignadese

Ricordare la figura e l’opera di Giuseppe Lando, in occasione della sua scomparsa, corrisponde ad un atto di doveroso omaggio verso un uomo, che si è distinto nell’impegno pastorale, nelle attività culturali e nella dedizione  verso coloro, che dalla vita hanno avuto poco o niente. Egli era umile e mansueto, ma forte nelle sue convinzioni e nelle sue decisioni. Di tutto ciò, la sua vita è stata una testimonianza straordinaria. Era nato nel nostro piccolo paese  il primo agosto del 1916, anno in cui si svolgeva la prima guerra mondiale (1915-1918) e, conseguentemente la sua infanzia fu condizionata dalle brutture che caratterizzano i periodi bellici e post bellici : famiglie che perdono qualche congiunto, bambini che diventano orfani, reduci che tornano invalidi , indigenza diffusa ,ecc. In questo contesto, anche se la sua famiglia poteva considerarsi agiata e non coinvolta direttamente dal disastro  della guerra, il piccolo Giuseppe ebbe il primo germoglio di una chiamata e di una missione che si sarebbe rafforzata e sviluppata nel prosieguo della sua vita. Fu così che  nel 1926, a dieci anni appena compiuti,  varcò la soglia del Seminario Vescovile di Oppido Mamertina, per avviarsi a diventare sacerdote. Nel decennio compreso tra il 1920 ed il 1930, molti ragazzi messignadesi andarono in seminario e ben quattro tra loro divennero sacerdoti ( nel 1920 Carlo Laganà, nel 1926 Giuseppe Lando, nel 1928 Alessandro Audino, nel 1930 Antonino Pardo).  Giuseppe Lando, in seminario, ebbe modo di conoscere e studiare la vita dei Santi e probabilmente fu affascinato da quella di San Filippo Neri, il Santo “gioioso” che radunava attorno a se i ragazzi di strada e li avviava al catechismo. Da qui nacque la decisione di una scelta che lo portò a lasciare i corsi  di studio in seminario, per entrare nella Congregazione degli Oratoriani, fondata proprio da S. Filippo Neri, della quale divenne membro nel 1938. Ebbe la consacrazione sacerdotale  l’11 luglio del 1943. Dal 1947  la città di Guardia Sanframondi divenne la sede definitiva del suo apostolato e della sua missione, dedicandosi anche all’insegnamento nelle scuole pubbliche. Padre Giuseppe Lando fu uomo di grande cultura ed ha scritto saggi, poesie, biografie,ecc. Per questo suo impegno ha avuto moltissimi riconoscimenti nazionali ed internazionali ed è stato Accademico di importanti istituzioni letterarie.  Un particolare riconoscimento gli è stato attribuito  per aver contribuito a diffondere i valori di Pace, Giustizia e Fratellanza fra i Popoli e, ne sono certo, era questo il “premio” che lo ha maggiormente gratificato, perché Padre Lando è sempre stato uomo di pace sia tra i popoli, che tra le persone. Eppure, nonostante la mole dei suoi molteplici impegni,  trovava sempre lo spazio per una visita, a volte fugace, alla “sua terra natia” che, come Lui stesso a volte ripeteva, era protettiva come una mamma e rigeneratrice  delle forze fisiche e mentali. Fintanto che la salute e l’età glielo permisero, non ha mai mancato di fare le sue vacanze a Messignadi e di essere presente alla festa del Protettore S .Vincenzo. Non si pensi però a vacanze “oziose”, la sua giornata era piena di attività. Celebrazione della Santa Messa tutte le mattine alle 8, poi sul sagrato della chiesa si intratteneva con le persone che lo attendevano,  interessandosi dei loro problemi e chiedendo notizie sui loro parenti. Se per caso veniva a conoscenza di qualcuno ammalato, non mancava di andare a visitarlo e portare il suo conforto. Il pomeriggio, insieme a tanti giovani e ragazzi, lunghe passeggiate o per il paese o nei luoghi dove era cresciuto. Si interessava di tutto e di tutti e, di certo, non mancavano i benevoli rimbrotti e lo sprone a fare di più e meglio soprattutto per il paese. Quando casualmente si trovava a Messignadi partecipava alle celebrazioni religiose, si trattasse di battesimi, cresime o prime comunioni non aveva importanza; tanta era la sua voglia di sentirsi parte delle comunità locale. Tra l’altro,  fece restaurare, a sue spese, l’edicola della Figurella e poi la riconsacrò con una  cerimonia solenne. Il suo amore per il nostro paese lo portò a scrivere l’ interessante libro “Messignadi edito ed inedito” , nel quale, per primo, ha descritto quel poco di storia conosciuta , gli usi e costumi della nostra gente, le nostre tradizioni. E’ stata la prima volta che Messignadi ha avuto l’onore di avere un libro in dedica: tanto potè l’amore verso il proprio paese che animava questo nostro grande e illustre  concittadino.  Padre Lando ci lascia in eredità l’alto esempio di una vita spesa verso gli altri senza nulla chiedere per se stesso. A Lui bastava solo  il sorriso di un bambino felice, per sentirsi  ripagato di ogni sacrificio.
FILIPPO TUCCI

Mons.Giuseppe Lando


Padre Lando a Messignadi


Mario Lando, il padre


giovedì 6 dicembre 2012

Scarcella Family


Scarcella Family di Filippo Tucci


E’ raro che una vecchia foto, ingiallita dal tempo, evochi tante emozioni, tanti ricordi e tante considerazioni di natura sociale  ed economica del periodo storico  in cui sono vissute le persone ritratte. Emerge uno spaccato di vita assolutamente interessante, pur nella semplicità dei costumi, usanze ed abitudini. La fotografia pubblicata rappresenta la famiglia di Francesco Scarcella, nell’occasione del matrimonio di una parente stretta avvenuto a Platì, nell’anno 1932. L’abbigliamento è certo quelle delle occasioni importanti. Il capo famiglia, in sobrio doppiopetto marrone, porta un fiore all’occhiello della giacca, mentre – pendente dal taschino – fà  orgogliosamente mostra di se una medaglia al valor militare (presumibilmente della grande guerra de 1915-1918). L’uomo ha un portamento distinto ed una certa ricercatezza nel vestire, dimostrata dalla cravatta, dalla camicia con gemelli e dalle scarpe di ottima fattura artigianale. La moglie, molto composta nel suo abito scuro, sfoggia una lunga collana, anche se si comprende che il suo ruolo è principalmente quello di essere una buona madre di famiglia. I due ragazzi più grandicelli sono anche loro in completo scuro, con camicia bianca e cravatta. Entrambi hanno un fiore bianco all’occhiello. I bambini più piccoli sono vestiti in maniera meno formale ed un tantino casual. Infine la bimba, di circa due anni, è elegantissima nel suo vestitino bianco, tanto da pensare che facesse da paggetto alla sposa. Viene spontaneo chiedersi come questa famiglia abbia potuto compiere il tragitto Messignadi-Plati e ritorno, pensando alla scarsità di mezzi di trasporto dell’epoca. Sembrerebbe che l’intera famiglia abbia fatto il percorso a piedi, impiegando una intera giornata per l’andata, ed altrettanto per il ritorno ,arrivando in vetta all’Aspromonte per poi discendere verso Platì. Francesco Scarcella era un provetto muratore, tanto da avere il soprannome di U’NGEGNERI, e viveva del proprio lavoro, riuscendo a mantenere ad un livello decoroso la propria famiglia. Faceva parte, quindi, di quel ceto medio composto da artigiani (sarti, barbieri, calzolai, muratori, ecc.), commercianti, bottegai, impiegati e da piccoli proprietari. Un ceto che, a quanto è lecito dedurre, in quegli anni trenta non se la passava male. Chi stava peggio erano i “jornatari”, quelli cioè che lavoravano a giornata. Ne facevano parte contadini, raccoglitrici di olive, zappatori, putatori,ecc.  Non stava meglio neanche il ceto dei grossi proprietari terrieri, cinque o sei famiglie in tutto, avviato oramai ad una inesorabile decadenza, perché incapace di aprirsi al nuovo e di stringere alleanze con le classi emergenti. Anzi era tanto il loro atavico disprezzo verso il “popolino” che era inimmaginabile un matrimonio con dei messignadesi. Si preferiva imparentarsi con dei forestieri oppure restare scapoli o zitelle. Per tornare a Francesco Scarcella, qualcuno dei suoi figli è emigrato in Australia, altri si sono fermati a Messignadi. La piccola Giuseppina ha sposato Stefano Scullino.  Oggi i discendenti diretti  di“  Cicciu U’ngegneri” (siamo alla quarta generazione e prossimi alla quinta) sono giovani che si sono laureati .giovani che stanno seguendo corsi universitari , giovani che stanno frequentando le scuole superiori. Insomma una bella storia di una famiglia tipica messignadese, che ha onorato ed onora il nostro Paese.
FILIPPO TUCCI

Francesco Scarcella, u'ngegneri


Vincenza Brizzi, la moglie


Antonio Scarcella


Francesco Scarcella


Rocco Scarcella


Giuseppina Scarcella


Giuseppe Scarcella


Francesco Scarcella e Carmela Massaro - Australia


Vincenzo Scarcella,Giuseppina Scarcella e Maria Stella Massaro


Maddalena Scarcella


Prima Comunione di Maddalena Scarcella


Carmela Massaro e Pina Scarcella - Australia


martedì 4 dicembre 2012

E OGNI ANNO SUCCEDE...di Teresa Caia


E ogni anno succede sempre così….. l’appello d’esame, l’ultimo dell’anno, coincide sempre con il periodo natalizio. Questo il pensiero che assale molti studenti Messignadesi, in questo periodo dell’anno. Non è facile lasciare la propria casa, il proprio paese e trasferirsi altrove per proseguire gli studi.  All’inizio è tutto bello, quel senso di nuovo, di avventura, di responsabilità. Andare a vivere da soli è entusiasmante ma si tratta di una breve parentesi di felicità, perché poi ci si rende conto di ciò che significa davvero questa nuova esperienza. La mattina non ci sarà più la mamma a preparare la colazione, il frigo sarà sempre vuoto se non andrai da solo a fare la spesa, i panni rimarranno sempre nella cesta se non ti ricordi di mettere la lavatrice, torni da lezione e non trovi la tavola apparecchiata e il cibo caldo, quando sei influenzato non ci sarà nessuno a coccolarti e non ti puoi più permettere il vizio di stare tutto il giorno sul divano semplicemente perché hai un pò di febbricola (come facevi quando eri a casa). Allora capisci che sei davvero cresciuto, che sei diventato grande, che hai oltrepassato la soglia dell’adolescenza e sei entrato nel mondo degli adulti. In ritardo capisci che l’estate che hai appena trascorso è stata l’ultima estate “spensierata” della tua vita…da ora in poi ci saranno solo vacanze relative, perché il pensiero dell’esame di settembre ti perseguiterà , anche quando deciderai di prenderti 10 giorni di puro relax. A lezione tutto il giorno, rientri a casa, pulizie, lavatrice, prepari la cena, inizi a studiare.. ecco la stanchezza si fa sentire, ma quel capitolo va fatto entro oggi, ma quanti giorni mancano all’esame? Almeno rimane qualche giorno per tornare indietro e ripetere tutto? Squilla il telefono, Oh mio Dio è mamma, preparati psicologicamente a rispondere a quelle domande che ormai penso avrai imparato a memoria: “sei andato a lezione? Hai studiato? Hai mangiato? Stai attento… copriti bene, ma li il tempo com’è? Piove? Quando torni? Tutto a posto?”. Non c’è più il tempo di stare ore ed ore con gli amici senza fare niente, o meglio, esci lo stesso ma cerchi di ritagliarti il tempo tra un’ora di studio e un'altra. Devi entrare nell’ottica di un nuovo metodo di studiare, perché lo studio universitario non è mica quello del liceo, libri interi ( non bastava il libro di 1000 pagine, pure le lezioni mi devo fare!).  Ovviamente tutti questi sacrifici verranno ricompensati con la soddisfazione della promozione al primo esame. Appena senti il professore che, facendo l’elenco, pronuncia il tuo nome il cuore inizia a battere all’impazzata e un dubbio atroce invade la tua mente,  sempre lo stesso ad ogni esame, “Che faccio? Rispondo o non rispondo?  Mi siedo o non mi siedo? Ma siii, d’altronde cosa ho da perdere?”. E poi quella gioia immensa quando, finalmente dopo un pò di domande, il professore pronuncia quella fatidica frase, quasi fosse una formula magica, L’ESAME E’ SUPERATO ….Wow…. Ti alzi da quella sedia, esci dall’aula, prendi il telefono e inizi il giro di chiamate per condividere con amici e parenti la tua gioia. Ovviamente si rientra a casa subito.  Il ritorno da parenti ed amici, ti dà la stessa gioia del superamento della materia. Cosi riesci a trascorrere due o tre giorni di spensieratezza nel tuo paesello, lontano dal frastuono della città. Inizi a respirare aria pulita, riscopri suoni e rumori della natura che, in mezzo al traffico della città avevi quasi dimenticato:  il cinguettio degli uccelli, il fruscio del vento che soffia tra gli alberi di ulivo, anche il rumore dell’ulivo che cade a terra ti sembra curioso. Strano, sono piccoli gesti che nonostante tutto ti fanno ritornare il sorriso e  la voglia di ritornare nel luogo natio. La consolazione è sempre la stessa: un pò di sacrifici, finisci gli esami, arriva la laurea e potrai ritornare qui, nella tua casa, nella tua terra, e non c’è niente di più bello al mondo del tuo paese, con quel senso di protezione, che ti fa restare eternamente bambino. Tutti ti conoscono, tutti ti vogliono bene; certo non ci sono le vetrine dei negozi o le grandi piazze, non ci sono i pullman e non ci sono tutte quelle macchine che si vedono in città, ma chi se ne frega! Il mio paesino è bello lo stesso, con poche cose ma buone. La piazza con la statua di padre Pio dove poter recitare una preghiera e accendere un cerino prima dell’esame, il campo dove troverai sempre qualcuno che tira due calci ad un pallone, i bambini che, tranquilli, giocano per le vie, le vecchiette sedute sull’uscio di porta che non perdono mai un’occasione per regalarti un sorriso, la Timpa, un luogo emozionante che riesce sempre a regalarti quel senso di mistero, la Figurella dove potrai sempre assaporare un sorso di acqua fresca, e tanto e tanto altro ancora. Ma ora torniamo a pensare all’esame di Dicembre, certo non è il massimo studiare quando l’aria natalizia inizia a percepirsi. Magari sei all’università, e dalle vetrate vedi luci colorate e addobbi natalizi. Ti prende una fitta nel cuore e il pensiero va subito a casa tua: “Chissà se hanno già iniziato a fare l’albero, a quest’ora saranno in chiesa per partecipare alla novena?”. Da questo senso di malinconia, trovi la forza per ripetere l’ultimo capitolo del libro e finire così magicamente il programma. Ecco l’esame arriva e l’esito è brillante. Una materia in più nel libretto. E ora si rientra a Messignadi a prepararsi per l’arrivo del Natale. Ti amo mio piccolo paese.

Teresa Caia