Storia e "storie", usi, tradizioni, credenze, linguaggio di un micro-cosmo dell'entroterra calabrese. Blog ideato nel 2010 dal commendatore FILIPPO TUCCI.
sabato 29 dicembre 2012
giovedì 27 dicembre 2012
venerdì 21 dicembre 2012
venerdì 14 dicembre 2012
Mons. Giuseppe Lando, un grande messignadese
Ricordare la figura e l’opera di
Giuseppe Lando, in occasione della sua scomparsa, corrisponde ad un atto di
doveroso omaggio verso un uomo, che si è distinto nell’impegno pastorale, nelle
attività culturali e nella dedizione
verso coloro, che dalla vita hanno avuto poco o niente. Egli era umile e
mansueto, ma forte nelle sue convinzioni e nelle sue decisioni. Di tutto ciò,
la sua vita è stata una testimonianza straordinaria. Era nato nel nostro
piccolo paese il primo agosto del 1916,
anno in cui si svolgeva la prima guerra mondiale (1915-1918) e,
conseguentemente la sua infanzia fu condizionata dalle brutture che
caratterizzano i periodi bellici e post bellici : famiglie che perdono qualche
congiunto, bambini che diventano orfani, reduci che tornano invalidi ,
indigenza diffusa ,ecc. In questo contesto, anche se la sua famiglia poteva
considerarsi agiata e non coinvolta direttamente dal disastro della guerra, il piccolo Giuseppe ebbe il
primo germoglio di una chiamata e di una missione che si sarebbe rafforzata e
sviluppata nel prosieguo della sua vita. Fu così che nel 1926, a dieci anni appena compiuti, varcò la soglia del Seminario Vescovile di
Oppido Mamertina, per avviarsi a diventare sacerdote. Nel decennio compreso tra
il 1920 ed il 1930, molti ragazzi messignadesi andarono in seminario e ben
quattro tra loro divennero sacerdoti ( nel 1920 Carlo Laganà, nel 1926 Giuseppe
Lando, nel 1928 Alessandro Audino, nel
1930 Antonino Pardo). Giuseppe Lando, in
seminario, ebbe modo di conoscere e studiare la vita dei Santi e probabilmente
fu affascinato da quella di San Filippo Neri, il Santo “gioioso” che radunava
attorno a se i ragazzi di strada e li avviava al catechismo. Da qui nacque la
decisione di una scelta che lo portò a lasciare i corsi di studio in seminario, per entrare nella
Congregazione degli Oratoriani, fondata proprio da S. Filippo Neri, della quale
divenne membro nel 1938. Ebbe la consacrazione sacerdotale l’11 luglio del 1943. Dal 1947 la città di Guardia Sanframondi divenne la
sede definitiva del suo apostolato e della sua missione, dedicandosi anche
all’insegnamento nelle scuole pubbliche. Padre Giuseppe Lando fu uomo di grande
cultura ed ha scritto saggi, poesie, biografie,ecc. Per questo suo impegno ha
avuto moltissimi riconoscimenti nazionali ed internazionali ed è stato
Accademico di importanti istituzioni letterarie. Un particolare riconoscimento gli è stato
attribuito per aver contribuito a
diffondere i valori di Pace, Giustizia e Fratellanza fra i Popoli e, ne sono
certo, era questo il “premio” che lo ha maggiormente gratificato, perché Padre
Lando è sempre stato uomo di pace sia tra i popoli, che tra le persone. Eppure,
nonostante la mole dei suoi molteplici impegni, trovava sempre lo spazio per una visita, a
volte fugace, alla “sua terra natia” che, come Lui stesso a volte ripeteva, era
protettiva come una mamma e rigeneratrice
delle forze fisiche e mentali. Fintanto che la salute e l’età glielo
permisero, non ha mai mancato di fare le sue vacanze a Messignadi e di essere
presente alla festa del Protettore S .Vincenzo. Non si pensi però a vacanze “oziose”,
la sua giornata era piena di attività. Celebrazione della Santa Messa tutte le
mattine alle 8, poi sul sagrato della chiesa si intratteneva con le persone che
lo attendevano, interessandosi dei loro
problemi e chiedendo notizie sui loro parenti. Se per caso veniva a conoscenza
di qualcuno ammalato, non mancava di andare a visitarlo e portare il suo
conforto. Il pomeriggio, insieme a tanti giovani e ragazzi, lunghe passeggiate
o per il paese o nei luoghi dove era cresciuto. Si interessava di tutto e di
tutti e, di certo, non mancavano i benevoli rimbrotti e lo sprone a fare di più
e meglio soprattutto per il paese. Quando casualmente si trovava a Messignadi
partecipava alle celebrazioni religiose, si trattasse di battesimi, cresime o
prime comunioni non aveva importanza; tanta era la sua voglia di sentirsi parte
delle comunità locale. Tra l’altro, fece
restaurare, a sue spese, l’edicola della Figurella e poi la riconsacrò con una cerimonia solenne. Il suo amore per il nostro
paese lo portò a scrivere l’ interessante libro “Messignadi edito ed inedito” ,
nel quale, per primo, ha descritto quel poco di storia conosciuta , gli usi e
costumi della nostra gente, le nostre tradizioni. E’ stata la prima volta che
Messignadi ha avuto l’onore di avere un libro in dedica: tanto potè l’amore verso
il proprio paese che animava questo nostro grande e illustre concittadino.
Padre Lando ci lascia in eredità l’alto esempio di una vita spesa verso gli altri senza nulla chiedere per se stesso. A Lui
bastava solo il sorriso di un bambino
felice, per sentirsi ripagato di ogni
sacrificio.
FILIPPO TUCCI
giovedì 6 dicembre 2012
Scarcella Family di Filippo Tucci
E’ raro che una vecchia foto, ingiallita dal tempo, evochi tante
emozioni, tanti ricordi e tante considerazioni di natura sociale ed economica del periodo storico in cui sono vissute le persone ritratte.
Emerge uno spaccato di vita assolutamente interessante, pur nella semplicità dei
costumi, usanze ed abitudini. La fotografia pubblicata rappresenta la famiglia
di Francesco Scarcella, nell’occasione del matrimonio di una parente stretta
avvenuto a Platì, nell’anno 1932. L’abbigliamento è certo quelle delle
occasioni importanti. Il capo famiglia, in sobrio doppiopetto marrone, porta un
fiore all’occhiello della giacca, mentre – pendente dal taschino – fà orgogliosamente mostra di se una medaglia al
valor militare (presumibilmente della grande guerra de 1915-1918). L’uomo ha un
portamento distinto ed una certa ricercatezza nel vestire, dimostrata dalla
cravatta, dalla camicia con gemelli e dalle scarpe di ottima fattura
artigianale. La moglie, molto composta nel suo abito scuro, sfoggia una lunga
collana, anche se si comprende che il suo ruolo è principalmente quello di
essere una buona madre di famiglia. I due ragazzi più grandicelli sono anche
loro in completo scuro, con camicia bianca e cravatta. Entrambi hanno un fiore
bianco all’occhiello. I bambini più piccoli sono vestiti in maniera meno
formale ed un tantino casual. Infine la bimba, di circa due anni, è
elegantissima nel suo vestitino bianco, tanto da pensare che facesse da
paggetto alla sposa. Viene spontaneo chiedersi come questa famiglia abbia
potuto compiere il tragitto Messignadi-Plati e ritorno, pensando alla scarsità
di mezzi di trasporto dell’epoca. Sembrerebbe che l’intera famiglia abbia fatto
il percorso a piedi, impiegando una intera giornata per l’andata, ed
altrettanto per il ritorno ,arrivando in vetta all’Aspromonte per poi
discendere verso Platì. Francesco Scarcella era un provetto muratore, tanto da
avere il soprannome di U’NGEGNERI, e viveva del proprio lavoro, riuscendo a
mantenere ad un livello decoroso la propria famiglia. Faceva parte, quindi, di
quel ceto medio composto da artigiani (sarti, barbieri, calzolai, muratori,
ecc.), commercianti, bottegai, impiegati e da piccoli proprietari. Un ceto che,
a quanto è lecito dedurre, in quegli anni trenta non se la passava male. Chi
stava peggio erano i “jornatari”, quelli cioè che lavoravano a giornata. Ne
facevano parte contadini, raccoglitrici di olive, zappatori, putatori,ecc. Non stava meglio neanche il ceto dei grossi
proprietari terrieri, cinque o sei famiglie in tutto, avviato oramai ad una
inesorabile decadenza, perché incapace di aprirsi al nuovo e di stringere
alleanze con le classi emergenti. Anzi era tanto il loro atavico disprezzo
verso il “popolino” che era inimmaginabile un matrimonio con dei messignadesi.
Si preferiva imparentarsi con dei forestieri oppure restare scapoli o zitelle. Per
tornare a Francesco Scarcella, qualcuno dei suoi figli è emigrato in Australia,
altri si sono fermati a Messignadi. La piccola Giuseppina ha sposato Stefano
Scullino. Oggi i discendenti diretti di“
Cicciu U’ngegneri” (siamo alla quarta generazione e prossimi alla
quinta) sono giovani che si sono laureati .giovani che stanno seguendo corsi
universitari , giovani che stanno frequentando le scuole superiori. Insomma una
bella storia di una famiglia tipica messignadese, che ha onorato ed onora il
nostro Paese.
FILIPPO TUCCI
martedì 4 dicembre 2012
E OGNI ANNO SUCCEDE...di Teresa Caia
Teresa Caia
giovedì 29 novembre 2012
venerdì 23 novembre 2012
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