E OGNI ANNO SUCCEDE...di Teresa Caia
E ogni anno succede sempre così….. l’appello d’esame,
l’ultimo dell’anno, coincide sempre con il periodo natalizio. Questo il
pensiero che assale molti studenti Messignadesi, in questo periodo dell’anno.
Non è facile lasciare la propria casa, il proprio paese e trasferirsi altrove
per proseguire gli studi. All’inizio è
tutto bello, quel senso di nuovo, di avventura, di responsabilità. Andare a
vivere da soli è entusiasmante ma si tratta di una breve parentesi di felicità,
perché poi ci si rende conto di ciò che significa davvero questa nuova
esperienza. La mattina non ci sarà più la mamma a preparare la colazione, il
frigo sarà sempre vuoto se non andrai da solo a fare la spesa, i panni
rimarranno sempre nella cesta se non ti ricordi di mettere la lavatrice, torni
da lezione e non trovi la tavola apparecchiata e il cibo caldo, quando sei
influenzato non ci sarà nessuno a coccolarti e non ti puoi più permettere il
vizio di stare tutto il giorno sul divano semplicemente perché hai un pò di
febbricola (come facevi quando eri a casa). Allora capisci che sei davvero
cresciuto, che sei diventato grande, che hai oltrepassato la soglia
dell’adolescenza e sei entrato nel mondo degli adulti. In ritardo capisci che
l’estate che hai appena trascorso è stata l’ultima estate “spensierata” della
tua vita…da ora in poi ci saranno solo vacanze relative, perché il pensiero
dell’esame di settembre ti perseguiterà , anche quando deciderai di prenderti
10 giorni di puro relax. A lezione tutto il giorno, rientri a casa, pulizie,
lavatrice, prepari la cena, inizi a studiare.. ecco la stanchezza si fa
sentire, ma quel capitolo va fatto entro oggi, ma quanti giorni mancano
all’esame? Almeno rimane qualche giorno per tornare indietro e ripetere tutto?
Squilla il telefono, Oh mio Dio è mamma, preparati psicologicamente a
rispondere a quelle domande che ormai penso avrai imparato a memoria: “sei
andato a lezione? Hai studiato? Hai mangiato? Stai attento… copriti bene, ma li
il tempo com’è? Piove? Quando torni? Tutto a posto?”. Non
c’è più il tempo di stare ore ed ore con gli amici senza fare niente, o meglio,
esci lo stesso ma cerchi di ritagliarti il tempo tra un’ora di studio e
un'altra. Devi entrare nell’ottica di un nuovo metodo di studiare, perché lo
studio universitario non è mica quello del liceo, libri interi ( non bastava il
libro di 1000 pagine, pure le lezioni mi devo fare!). Ovviamente
tutti questi sacrifici verranno ricompensati con la soddisfazione della
promozione al primo esame. Appena senti il professore che, facendo l’elenco,
pronuncia il tuo nome il cuore inizia a battere all’impazzata e un dubbio
atroce invade la tua mente, sempre lo
stesso ad ogni esame, “Che faccio? Rispondo o non rispondo? Mi siedo o non mi siedo? Ma siii, d’altronde
cosa ho da perdere?”. E poi quella gioia immensa quando, finalmente dopo un pò
di domande, il professore pronuncia quella fatidica frase, quasi fosse una
formula magica, L’ESAME E’ SUPERATO ….Wow…. Ti alzi da quella sedia, esci
dall’aula, prendi il telefono e inizi il giro di chiamate per condividere con
amici e parenti la tua gioia. Ovviamente
si rientra a casa subito. Il ritorno da
parenti ed amici, ti dà la stessa gioia del superamento della materia. Cosi
riesci a trascorrere due o tre giorni di spensieratezza nel tuo paesello,
lontano dal frastuono della città. Inizi a respirare aria pulita, riscopri
suoni e rumori della natura che, in mezzo al traffico della città avevi quasi
dimenticato: il cinguettio degli
uccelli, il fruscio del vento che soffia tra gli alberi di ulivo, anche il rumore
dell’ulivo che cade a terra ti sembra curioso. Strano, sono piccoli gesti che
nonostante tutto ti fanno ritornare il sorriso e la voglia di ritornare nel luogo natio. La
consolazione è sempre la stessa: un pò di sacrifici, finisci gli esami, arriva
la laurea e potrai ritornare qui, nella tua casa, nella tua terra, e non c’è
niente di più bello al mondo del tuo paese, con quel senso di protezione, che
ti fa restare eternamente bambino. Tutti ti conoscono, tutti ti vogliono bene;
certo non ci sono le vetrine dei negozi o le grandi piazze, non ci sono i
pullman e non ci sono tutte quelle macchine che si vedono in città, ma chi se
ne frega! Il mio paesino è bello lo stesso, con poche cose ma buone. La piazza con
la statua di padre Pio dove poter recitare una preghiera e accendere un cerino
prima dell’esame, il campo dove troverai sempre qualcuno che tira due calci ad
un pallone, i bambini che, tranquilli, giocano per le vie, le vecchiette sedute
sull’uscio di porta che non perdono mai un’occasione per regalarti un sorriso,
la Timpa, un luogo emozionante che riesce sempre a regalarti quel senso di
mistero, la Figurella dove potrai sempre assaporare un sorso di acqua fresca, e
tanto e tanto altro ancora. Ma ora torniamo a pensare
all’esame di Dicembre, certo non è il massimo studiare quando l’aria natalizia
inizia a percepirsi. Magari sei all’università, e dalle vetrate vedi luci
colorate e addobbi natalizi. Ti prende una fitta nel cuore e il pensiero va
subito a casa tua: “Chissà se hanno già iniziato a fare l’albero, a quest’ora
saranno in chiesa per partecipare alla novena?”. Da questo senso di malinconia,
trovi la forza per ripetere l’ultimo capitolo del libro e finire così
magicamente il programma. Ecco l’esame arriva e l’esito è brillante. Una
materia in più nel libretto. E ora si rientra a Messignadi a prepararsi per
l’arrivo del Natale. Ti amo mio piccolo paese.
Teresa Caia
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