venerdì 17 agosto 2012

Serata messignadese

SERATA MESSIGNADESE  

Venerdì 10 agosto 2012, notte di San Lorenzo, notte delle stelle cadenti. Ognuno ha lo sguardo fisso al cielo, pronto ad esprimere un desiderio. Questa sera, però, la gente di Messignadi non è attenta al cielo, ha lo sguardo rivolto al maxi schermo, che campeggia sulla piazza della Chiesa Vecchia, ora dedicata a S. Rosa (noto solo ai “sapientoni” della Toponomastica comunale, che a questo “gigante” della letteratura italiana hanno intitolato la nostra unica piazza). Scorrono le immagini,  con il sottofondo musicale del gruppo messignadese dei NovaTaranta, delle tante persone che hanno, negli anni, animato il paese. La piazza lentamente si riempie, mentre la decana di Messignadi, prossima ai cento anni, ferma sull’uscio di casa cerca di capire il perché dell’affollamento. Sono i ragazzi ad occupare le prime sedie, poi arrivano le persone anziane, accompagnate da figli e nipoti ed, infine, le intere famiglie. Ora c’è posto solo in piedi e nelle fasce laterali della piazza. Arriva anche  il parroco, don Salvatore Tucci. La piazza, adesso, è gremita di persone. Manca solo qualcuno, ammalato di protagonismo al contrario, che ancora ritiene che, per farsi notare, sia necessario essere assente e qualche inguaribile  vecchio “gufo”, in attesa (vana) del flop dell’iniziativa. I veri messignadesi sono tutti lì, stipati nella piazza, ed hanno rinunciato ad ogni altro impegno, di cui pure la serata è ricca. Si comincia con la declamazione, da parte di Peppe Barbaro, di una poesia, dedicata a Messignadi, scritta dal compianto prof. Pasqualino Marcianò. Scatta corale l’applauso affettuoso in onore di questo nostro amico, che pur non essendo nato nel nostro paese, lo ha amato in maniera profonda e viscerale. Poi Filippo Tucci si sofferma su alcuni aspetti della storia messignadese, con un intervento mirato a dimostrare quanto ingiusta, infondata e strumentale sia stata la definizione della nostra comunità “un aggregato di volgare gentame…idiota e fuor da ogni civilizzazione”. Cita personaggi ed eventi che sconfessano tale giudizio. Prosegue ricordando come questo paese esista da oltre un millennio e di come, nei secoli, Messignadi abbia  avuto la capacità di resistere a tutti i terremoti, alle alluvioni, alle carestie, alla malaria, alle occupazioni straniere e ad ogni altro tipo di avversità, compresi i soprusi dei feudatari vecchi e nuovi. Messignadi è vivo e vegeto e sta vivendo una propria “primavera” che abbraccia ogni aspetto della vita sociale. I tanti giovani laureati, gli artigiani, degni eredi di una tradizione “creativa” locale, le molte ed encomiabili attività religiose, le iniziative nel settore musicale, culturale, sportivo, ecc. sono il segno tangibile di questo risveglio. Dopo la relazione, che ha entusiasmato i più giovani, orgogliosi di scoprire di avere una storia alle spalle, don Salvatore  interviene per ringraziare delle notizie storiche sul paese e per dare la sua disponibilità e collaborazione ad ogni iniziativa che in futuro si intraprenderà. Teresa Caia, amministratrice del blog Messignadi nel Tempo, “recita” uno scritto intitolato “A maistra Giulia”, dedicato a tutte le nonne e a tutte le mamme messignadesi di ogni tempo, mentre in sottofondo il virtuosismo della chitarra del bravissimo Domenico Scullino accompagna lo scorrere sullo schermo delle immagini di antiche nonne e mamme. L’emozione è al culmine e spunta qualche fazzoletto per asciugare l’irrefrenabile lacrima. Alla fine un lungo applauso liberatorio e di gratitudine verso le donne che hanno fatto grande questo paese. Successivamente, preceduto da un video dedicato alla festa S. Vincenzo, la lettura del pezzo “Ricordi di una antica Festa” e del pezzo “Messignadi tra fede e folklore”. Infine si è voluto ricordare l’epopea del “Voscu i Faruni” con la recita della poesia e l’esecuzione della bellissima canzone che, su questo testo, i NovaTaranta hanno creato e che stanno portando, come emblema di Messignadi, in tutta la Calabria. La serata finisce così, tutti felici e contenti a rimirar le stelle ed a chiedere a quelle cadenti che questo risveglio della nostra comunità possa durare il più a lungo possibile.

FILIPPO TUCCI

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