“Catuzza”
Se ne è andata in silenzio Caterina Camera (per tutti “Catuzza”), quasi in punta di piedi. Mai nessuno ha sentito, nei giorni del suo personale calvario, un suo lamento, anzi – al contrario – si sforzava di elargire a chi le stava vicino un tenue sorriso. Aveva un cuore forte che l’ha sorretta fino alla fine, anche se il suo fisico, minato dal male, mostrava i segni di una decadenza lenta e, purtroppo, irreversibile. Eppure quel corpo minuto e fragile ha fatto migliaia di chilometri a piedi, sotto la pioggia o sotto il sole cocente. Infaticabile ed instancabile. Partiva all’alba per andare alla “Turri”, che doveva essere ( a quanto posso immaginare) una sorta di Eden, con tutta la frutta e le primizie esistenti. Prima delle nove del mattino (quando non aveva lavori da fare) era di ritorno e dal “panaro” tirava fuori fichi, fragole, ciliegie, fichi d’India, ecc. che offriva generosamente. Certo Catuzza è stata una grande lavoratrice , un motorino che girava al massimo dei giri per tutta la giornata. Mi sono sempre chiesto se mai si riposasse o dormisse. Spesso, infatti, incontrandomi al mattino mi rimbrottava affettuosamente : “A chi ura ti cogghjisti sta notti, erano i dui passati…”, accompagnando la battutina con un sorrisetto malizioso. Avevo avuto modo di approfondire la sua conoscenza sul finire degli anni sessanta, quando nella serate d’agosto appendeva alla sua finestra l’immagine di San Rocco d’Acquaro, accendeva i lumini e invitava tutto il vicinato a partecipare alla novena del Santo. Poi la canzoncina “O Santuroccu, datindi na manu, cà simu foresteri e venimu u v’arrivamu”. Il 16 agosto soleva andare a piedi ad Acquaro, così come a piedi andava ogni anno al Crocefisso di Terranova ed alla Madonna di Polsi. Catuzza, come le altre del suo stampo, non credo abbia goduto molto del modernismo. Si considerava, ed era, una donna d’altri tempi, di sani principi e legatissima alla famiglia. Penso che la massima soddisfazione che ha avuto sia stata quella di vedere crescere i suoi nipotini e di trasmettere loro almeno una parte di quei valori (soprattutto il rispetto e l’amicizia) dei quali la sua storia terrena è stata una costante testimonianza.
FILIPPO TUCCI
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