SERATA
D’ESTATE
(Quando l’insonnia, ti fa fare strani incontri)
Era la sera
di domenica 6 luglio 2014. Un amico festeggiava il suo compleanno e mi aveva
invitato a passare da casa sua per bere qualcosa, insieme ad una simpatica
masnada di ragazzotti. Tra una chiacchiera e l’altra si era fatto tardi,
mancava qualche minuto alla mezzanotte. Salutai la compagnia e mi avviai verso
casa. Mi sentivo stanco e andai subito a letto, sperando in un sonno
ristoratore. Niente da fare, Morfeo (dio del sonno) si faceva attendere. Era
passata piu’ o meno un’oretta e, stanco di smaniare nel letto, sono uscito in
terrazza a fumare (maledetto viziaccio) l’ennesima sigaretta. Appena fuori un
cielo stranamente senza stelle e senza luna, un buio pesto. Le uniche luci
erano quelle di Piminoro e il faro sulla montagna di Puzzonaro. Volgendo lo
sguardo in direzione Oppido-Tresilico (S-O), mi accorsi, non di una luce ma di una massa informe di un color bianco-perlaceo, che rendeva spettrale la
collinetta che si erge di fronte alla mia terrazza. Posso descrivervi tutto ciò
che mi passò per la testa in quelle frazioni di secondo, prima che
riacquistassi totalmente il controllo di me stesso. La prima impressione fu
quella di un gigantesco cartellone pubblicitario illuminato da luce algida,
tipo quelli che a volte - viaggiando in
autostrada – si stagliano nel buio all’improvviso e ti seguono per chilometri.
Da scartare, per ovvie ragioni. Non potevano essere neanche le luci di qualche
festa a Oppido o a Tresilico, perché quel giorno non c’era nessuna ricorrenza
festiva (la Madonna delle Grazie a Tresilico, con tutto il suo codazzo di polemiche, c’era stata quattro
giorni prima). Un incendio neanche, perché non c’era né fumo, né crepitio di
fiamme, né l’odore acre del bruciato. Poteva forse essere la luna, ma non ricordo
di aver visto mai una luna con quella forma e quelle caratteristiche, anche se
non potevo escluderlo. Suggestionato dalla notizie giornalistiche che
parlavano, in quei giorni, di strani avvistamenti di oggetti non identificati sui cieli della
Calabria, mi balenò (ma solo per un attimo) l’idea che potesse trattarsi di
qualcosa di extra-terreste o soprannaturale. Non ero, però, sbronzo abbastanza
per soffermarmi su queste ipotesi. Superata la sorpresa, recupero il mio
telefonino Samsung e tento di fare delle foto. La “cosa” rimase bellamente in
posa per qualche minuto, poi vado dentro
casa per recuperare sigarette ed accendino e al mio ritorno era scomparsa. In
cielo erano tornate, splendenti più che mai le “vaghe stelle” dell’Orsa.
FILIPPO TUCCI
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