IL
SIGNIFICATO DEL NOME “MESSIGNADI” LE VARIE IPOTESI
Purtroppo
per quanto riguarda il significato preciso da attribuire al nome
“Messignadi” tra gli studiosi non troviamo né una soluzione
ufficiale né una tesi che prevale rispetto alle altre, quindi tutte
le numerose ipotesi mantengono fino a questo momento pari valore.
Negli anni importanti contributi su tale questione sono stati scritti
rispettivamente (tra gli altri) dallo storico oppidese Rocco Liberti
e da padre Giuseppe Lando, molto affascinanti appaiono anche le
ipotesi proposte da Orazio Filippelli e dall'appassionato di storia
messignadese Filippo Tucci. Il Liberti nella sua opera “Quaderni
Mamertini” ci descrive con dovizia di particolari le alterazioni
subite nei secoli dal nome Messignadi: “Se in un vetusto documento
del 1188 si trova Mesinido, il Barrio e l'Ughelli hanno riportato
Mesinado. Il Marafioti, invece, ch'era di Polistena e, quindi, doveva
ben conoscere i luoghi circonvicini, si pronunzia per Mesignade. Gli
atti vaticani recano Mesignadi (1544), Misignadi (1614), Messignani
(1645) ma nelle relationes ad Limina dei Vescovi è d'uopo leggere
Messinnadio (1603), Messignadio (1607), Misignado (1666), ancora
Messignadio (1666) e, finalmente Messignadi (1675). Si trovano poi
Misignadi, in un atto di vendita del feudo oppidese rogato nel 1611 e
Missignadi (1589) e Mesignadi (1614) nei relevi, documenti relativi
alle successioni feudali. Nei rogiti dei notai si avverte un nitido
Messignadi sin dal 1626. Nel sinodo del Diano Parisio del 1670 c'è
Misegnadi e Mesignadi, mentre sulla campana grande della chiesa
parrocchiale datata 1588 si rinviene Misignadi... Messignadi, affatto
rintracciabile, almeno con siffatta denominazione, nelle carte greche
rimontanti al periodo 1050/1065, si affaccia alla storia, come già
riferito, nel 1188 quale Mesinido. All'epoca un abitante del paese,
Stefano Galliardo o Gagliardo, assieme a gente di Barapodo
(Varapodio), Santa Cristina ed altri centri abitati, fungeva da
testimone a Oppido in un atto pubblico, nel quale si comprendevano
gli estremi di una controversia feudale.”
Tornando
al significato attribuibile a Messignadi bisogna premettere che per
tanti secoli la lingua greca è stata la lingua della maggioranza del
popolo in queste zone della Calabria e quindi viene ipotizzata una
sicura origine ellenica del termine, come riporta Massimo Caruso nel
1984: “Secondo il Rohlfs, lo studioso tedesco che ha dedicato tutta
la sua produzione scientifica allo studio del dialetto calebrese, il
termine Messignadi, alla maniera di altri costrutti lessicali
tardo-greci che si riscontrano nella lingua parlata in alcune regioni
della Grecia, avrebbe un carattere patronimico e altro non
significherebbe che -feudo, territorio, proprietà appartenente alla
famiglia Messineo-. Così parimenti alla stessa stregua di Zurgonadio
altro centro viciniore al nostro che, come è noto, nel comune
linguaggio dialettale vien detto Zirgonadi, colla medesima desinenza
finale in adi, significa: feudo, territorio, proprietà appartenente
alla famiglia Sorgonà o Zorgonà.” Questa tesi sostenuta da
Gerhard Rohlfs nel suo Dizionario toponomastico e onomastico della
Calabria che vuole Messignadi feudo della famiglia Messineo
(probabilmente originaria di Messina, della quale in verità non
disponiamo alcuna notizia concreta) è stata abbracciata anche da
altri illustri autori del settore in particolare da Emilio Barillaro.
Nel suo interessantissimo libro “Messignadi edito ed
inedito” pubblicato nel 1987 padre Lando ci propone invece altre tre possibili soluzioni al problema, di cui le prime due lui stesso le ritiene le più attendibili. La prima ipotesi è quella sostenuta da Giovanni Battista
Marzano nel suo Dizionario etimologico per cui Messignadi deriverebbe
dal greco mesìdios e vuol dire “che sta nel mezzo”, a suffragio
di ciò Giuseppe Lando indica che il villaggio “sorge nel mezzo
della cerchia montagnosa che abbraccia i paesi circostanti:
Varapodio, Tresilico, Oppido Mamertina, Zurgonadio, Molochio,
Terranova e Piminoro”, sempre secondo Lando “non bisogna vedere
il sito attuale ma bisogna andare con la immaginazione indietro, alla
ridente ed immensa pianura esistente prima del flagello sismico del 5
febbraio del 1783”. La seconda suggerisce il termine
Messignadi come “una etimologia tratta dal fiume Mesima, che
corrisponde all'antico Mèsma (forma più antica di Mèdma),
conosciuto nel secolo XVI col nome di Medama, poi definito in quello
di Mesima. Ora volendo proprio assegnare una derivazione onomastica a
Messignadi, diverebbe più facile pensare che, in tempi storici un
gruppo o più abitanti presso il fiume Mesima, per scampare ai
pericoli di orde e di incursioni, abbiano cercato rifugio sull'amena
altura (metri 350 e più sul livello del mare), alle falde del Monte
Pizzunaru, dando al toponimo la loro provenienza”. L'ultima ipotesi
che ci presenta Lando è forse la meno probabile, egli ha domandato
al noto letterato monsignor Nicola Ferrante di Reggio Calabria la possibile origine del toponimo Messignadi e il Ferrante ha risposto: “Per ciò che
concerne Messignadi esso probabilmente deriva da un tale Joannes
Mesinus, -di cui parla un atto greco del 1228, riportato da Francesco
Trinchera, Syllabus Graecarum Membranarum, Napoli 1895, p.387- oppure
da altro cognome simile, quasi certamente greco”.
Orazio
Filippelli tramite i suoi scritti su Wikipedia ci fornisce importanti
e preziose informazioni oltre che delle inedite teorie sul
significato del termine Messignadi: “Le origini di Messignadi
risalgono, con relativa certezza, alla Magna Grecia. Nel tempo il
nome ha subito alcune variazioni; tra quelle note: Massinado,
Messiniade, Mesoignadi, Mesignade. L'etimologia deriva probabilmente
dalla parola greca Μεσσηνίάδoς (della Messenia), per cui si
potrebbe ipotizzare che il primo nucleo sia stato fondato dagli
antichi messeni, provenienti dalla Messenia, regione del Peloponneso,
e inizialmente insediatisi a Zancle (antico nome di Messina) intorno
al V secolo a.C. È altresì possibile che il nome Messignadi derivi
dall'unione del verbo greco μεσόω con il sostantivo ναιαδi,
letteralmente tradotto: che sta in mezzo alle Naiadi, divinità
mitologiche, ninfe delle sorgenti. Infatti, Messignadi nell'antichità
era circondata da corsi fluviali. Dei periodi greco, romano e
bizantino non rimangono che fragili memorie. Tra gli anni 1050 e il
1064 Messignadi viene menzionato in alcuni contratti di compravendite
e donazioni stipulati nel territorio di Oppido. Lo storico frate
Giovanni Fiore da Cropani (1622-1683) nella sua "Calabria
Illustrata" scrive che Mesignade ha avuto origine dalle colonie
fuggitive delle città destrutte da' mori”.
Filippo
Tucci nelle sue ricerche aderisce alla posizione fuori dal coro di
Giuseppe Pensabene che farebbe derivare Messignadi da “messenarium”
cioè 'centro delle messi', che secondo anche Rocco Liberti:
“considerate le colture cerealicole presenti nel territorio prima
dell'intensiva messa a dimora degli ulivi, potrebbe avere un qualche
fondamento” e secondo pure Giuseppe Lando: “da ragazzo appresi,
tra le altre derivazioni etimologiche, che Messignadi vuol dire
'Terra feconda di messi' ”. Tucci sosteneva in merito al
primo insediamento urbano del villaggio di Messignadi che il luogo
dove si compravano e vendevano le eccedenze dei prodotti fu quello
delle prime residenze dei mercanti, a cui si aggiunsero nel tempo il
sarto, il calzolaio, il barbiere, il cerusico, il prete ecc. Questo
posto veniva indicato come messinarium (deposito delle merci, come in
latino armarium -armadio- era il deposito delle armi). Quindi
Messinarium o Messenarium si sarebbe poi trasformato in Messignadio e
infine in Messignadi.
La
famiglia Messineo, la Messenia, la città di Messina, il fiume
Mesima, le Naiadi, Joannes Mesinus, che sta nel mezzo, il centro
delle messi, fino a dover coniare una onomastica greca 'oi
Messinades' (membri della famiglia Messina o cose simili) esclusa a
priori da padre Lando... è davvero impossibile azzardare quale
sia la strada giusta per svelare questo mistero che ormai dura da
secoli, speriamo che il futuro ci possa illuminare circa la via corretta da
seguire.
(a cura di MIRKO TUCCI)
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