RICORDI DI PICCOLE STORIE
Messignadi, il nostro paese, conserva tante piccole storie di persone che sono rimaste custodite nei nostri ricordi. Non dobbiamo affatto dimenticare la nostra vita da bambini e la brava gente che abbiamo conosciuto, ognuno di loro con un vissuto di stenti e sacrifici alle spalle, gioviali, altruisti, simpatici e dediti alla propria famiglia. La saggezza dei nostri nonni, la complicità dei nostri genitori e la nostra comunità ci ha resi più responsabili e ci ha aiutati a crescere più in fretta. Mia nonna Maria, grande donna, spesso mi portava dei paragoni e mi raccontava storielle di personaggi di quel periodo che si guadagnavano a stento da vivere e per far vivere. Rammento qualche personaggio di quel tempo: Federico -detto Filaricu- noto a tutti perché lavorava al comune come operatore ecologico e nel contempo faceva da banditore, la sua voce spesso comunicava ai paesani le notizie che il comune di Oppido diramava. Custodiva il suo pezzo di terreno nelle vicinanze del paese assieme alla sua famiglia coltivandolo e allevando piccoli animali. La sua casina di campagna era un lembo di tranquillità dove trascorreva il resto del tempo che gli rimaneva a disposizione con i suoi cari. "Filaricu" era ben voluto da tutti, la sua figura caratteristica con quel suo berretto in testa che toglieva e metteva per salutare non la scorderò mai. Mastro Peppino, l'ho conosciuto viveva alle baracche in una casetta costruita in legno, un omino buono e segnato dall'età, un sant'uomo. Ha lavorato per anni alla fornace di mio nonno, preparando i mattoni, le tegole e modellava l'argilla come se fosse un artista. Il lavoro lo rendeva fiero per quello che riusciva a creare e a realizzare. La signora Vincenzina Panuccio, una donna fisicamente robusta, capelli bianchi non più giovanissima, la ricordo così, di carattere buono ma talvolta anche burbero. Le famiglie impegnate e indaffarate dalla mattina alla sera con il lavoro invernale, come la raccolta delle olive (a quel tempo manualmente) non avevano molto tempo da dedicare ai loro piccoli. Sopperivano a questa mancanza i nonni a cui i bambini erano molto legati. Una donna veniva incontro al bisogno della comunità: -a Panuccia-, disponibile ad intrattenere i piccoli presso di sé. Lo zainetto che ci portavamo conteneva poche cose: dei quadernetti, delle matite, qualche giocattolino ed una piccola colazione. I miei ricordi non sono nitidi ma sfuocati come una vecchia fotografia ormai sbiadita dal tempo. La signora Panuccia amava i bambini e ci teneva alla loro integrità fisica. La sua piccola casa popolare era adibita ad un "piccolo asilo". Le sedioline appoggiate al muro l'una accanto all'altra davano la sensazione di una stanza più grande. Ci insegnava le preghierine e piccole favole, facendoci distrarre dal gioco richiamandoci alla sua attenzione. Venivamo spesso attratti con stupore dalle colombe che svolazzavano intorno al tetto della casa. È stata un'esperienza positiva, piccola pausa, che ci ha insegnato ad essere più autonomi e a socializzare. Il "piccolo asilo" della Panuccia era una fortuna per Messignadi, si è pensato fosse stato ideato dal parroco di allora che ricordiamo con affetto don Carmelo Caruso. In attesa del vero asilo gestito dalle Suore di Carità: suor Gesuina, la madre superiora, suor Maria Teresa e suor Maria Addolorata che ricordiamo tutti molto benevolmente. Un grazie e un ricordo alla signora Panuccia.
GIUSEPPINA CONDELLO TUCCI
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