Cornelia
era una ragazza di nobile e ricca famiglia messignadese. Già all’età
di quattordici anni era di una splendida bellezza, dai tratti
signorili e molto pia. Il suo educatore e confessore era Padre
Francesco, superiore dei Domenicani del convento di Santa Maria della
Palomba in Messignadi. I genitori immaginavano per questa loro
figliola un matrimonio adeguato alla sua bellezza, alla sua ricchezza
ed alla sua condizione sociale. Il padre, però poneva la condizione
che il futuro genero fosse forestiero e non di Messignadi o dei paesi
vicini. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, al punto che
questa clausola venne inserita nel testamento. Ora accadde che nel
mese di giugno dell’anno 1735 don Giulio Capuano, padre di Cornelia, venne
a mancare per una morte improvvisa e la vedova cominciò a pensare
come accasare la figlia. Alla ragazza, in verità, si offrivano molti
partiti, ma Cornelia - in cuor suo - la scelta l’aveva fatta
parecchio tempo prima accettando la corte, discreta ma insistente,
del barone di Cropani don Basilio Fiore. Tutta la famiglia fu concorde e si
cominciò ad avviare il contratto matrimoniale. A questo punto tutti
i pretendenti alla mano di Cornelia si ritirarono, non mancando di
fare gli auguri ai futuri sposi. Tutti, meno uno, il nobile don
Lorenzo Grillo, rampollo di una importante famiglia oppidese, che non
intendeva rassegnarsi alla perdita della ragazza (e soprattutto della
sua ricca dote). E si adoperò a tal punto che intervenne il principe
di Cariati e ordinò il trasferimento coatto della ragazza a
Seminara. Era un ratto in piena regola, eseguito dagli scherani di
don Lorenzo, fortunatamente senza atti estremi di violenza. Allo
spargersi della notizia l’intero paese si ribellò e tutto intero
si riversò nella piazzetta, di solito adibita alle riunioni
popolari. Allora Messignadi contava circa novecento abitanti, buona
parte dei quali viveva nelle campagne circostanti e solo in pochi
avevano la casa nel centro abitato. La chiesa parrocchiale, dedicata
a San Sebastiano, era posta all’inizio del paese lungo la strada
che da Terranova portava a Messignadi e in essa e nelle altre
cappelle operavano sei o sette sacerdoti, senza contare i sette-otto
frati domenicani del convento. Appena lanciato l’allarme,
risuonarono a lungo le campane della chiesa e del convento per
chiamare la gente a raccolta. Una turba di persone, armata degli
oggetti più vari, intendeva rincorrere i rapitori e andare a
Seminara. Ebbe il suo da fare il domenicano Padre Francesco,
promettendo che si sarebbe subito recato, insieme ad una delegazione
di cittadini, dal vescovo di Oppido per ottenere giustizia e
l’immediato ritorno a casa di Cornelia. La quale nel frattempo
versava fiumi di lacrime, pregava la Madonna e San Vincenzo Ferreri
affinché la liberassero da quell’incubo. Poi, di fronte al rischio
di una rivolta popolare dalle conseguenze imprevedibili, prevalse il
buon senso. Cornelia poté tornare a casa sua, tra la sua gente. Non
molto tempo dopo si tennero gli sponsali e il matrimonio con don
Basilio. Tutto il paese fu invitato alla festa di nozze che durò ben
tre giorni e tutti si congratularono con donna Cornelia, baronessa di
Cropani.
FILIPPO TUCCI
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